Pensavo, quand’è che abbiamo smesso di mangiare, a pranzo e a cena, primo-secondo-frutta, tutti i giorni, oltre a colazione e merenda? E soprattutto: come cacchio facevamo? Io oggi faccio fatica a finire un unico piatto. Mentre in passato tutti – mica solo i bambini – si strafogavano in questi pasti da vitelli. Apposta in tavola si metteva il piatto e, sopra, la scodella (o piatto fondo che dir si voglia). Eppure non c’erano adulti grassi, nella mia famiglia (e nessuno faceva il manovale, per dire).
Quando abbiamo smesso di mangiare doppio? Quando ho smesso? Non lo ricordo.
Alcune rarissime leccornie scoperte e desiderate nell’infanzia:
Il Burro di arachidi (ribattezzato "marmellata di noccioline americane"). Roba esotica, sublime per merende. In casa non si comprava, dunque era dato assaporarne solo nelle visite ad un parente fornito di quella rarità che pareva distribuita direttamente dai soldati americani, come il cioccolato nel dopoguerra.
Il Latte condensato, in tubetti o piccoli cartoni a tetraedro. Il sapore più libidinoso di cui abbia memoria. Anch’esso compariva rarissimamente, portato da parenti svizzeri. Toccava un paio di cucchiaini alla volta, sicché la brama non era mai estinta.
Le barrette di Ovomaltina (diverse da quelle attuali), altra rarità d’importazione clandestina; in più "dava forza!", come gli spinaci di Braccio di Ferro (che per altro non erano certo altrettanto buoni).
Il primo supermercato aperto da queste parti mi pare fosse un Conad. Faceva molto moderno fare la spesa al supermercato. E girarci dentro era come essere in un’astronave proveniente da Bengodi. Certi cibi erano dentro contenitori fatti di sostanze fantascientifiche, tipo il polistirolo o il pvc.
Quand’è sparito il lattaio? Egli lasciava i cartoni (prima le bottiglie) davanti alla porta. Almeno, qualcuno ce li lasciava perché al mattino c’erano. Ad un certo punto deve aver smesso di lasciarli. Quando? Non ricordo.
I biscotti Mattutini della Talmone non so se esistono ancora. Nel mio ricordo, sono associati al Carosello della Talmone con il cartoon (in lingua ispano-veneta) che si può vedere qua ("El dindonderoooooooo!").
Acqua, vino rosso, pane e zucchero. Prima che il Cile importasse la sangria nelle feste de l’Unità, c’era questa zuppetta dolce e vagamente proibita con la quale ai bambini era permesso di sorbire del vino, in genere alla fine di un pranzo. Si usava la crosta del pane avanzato. Versando il vino pian pianino, questo non si mescolava all’acqua ma restava in alto nel bicchiere, finché il pane non si inzuppava e andava a fondo, mescolando i due liquidi. Sembrava una cosa tra il trucco di magia e l’esperimento di chimica.
ps: Non ho intenzione di fare dei post in stile Anima mia, cioè nostalgici. Però di ricordi sì, ne voglio fa’ dell’altri. Per esempio sul’Italicus o su certi fatti di cronaca che mi ricordo benino. A suivre.