Quella scandalosa proposta di Giuliano Amato

Ridurre il debito pubblico italiano di un terzo. Come? Giuliano Amato, già Presidente del Consiglio, Ministro nella Prima e nella Seconda Repubblica, vicesegretario PSI, Vicepresidente della Convenzione europea etc., propose nel dicembre del 2010 di fare così: si impone una tassa una tantum di 30.000 € ad 1/3 degli italiani (i più ricchi), e bell’e fatto.

Infatti 1/10 delle famiglie italiane possiede il 45% della ricchezza totale delle famiglie. Ricordiamo che le famiglie italiane sono 27 milioni e che la ricchezza privata degli italiani ammonta (2009) a circa 8.500 miliardi di euro. Considerando che, appunto, un decimo di queste famiglie possiede il 45% della ricchezza (3.800 miliardi di euro), e considerando l’indice di Gini, si può stimare che un terzo delle famiglie possegga circa il 60% della ricchezza; cioè 9 milioni di famiglie posseggono 5.130 miliardi di euro.

Poiché il numero medio di componenti di una famiglia è 2,59, si ha che 23 milioni di italiani posseggono 5.130 miliardi di euro.

Quindi, ecco cosa dice Amato: “L’Istat ha detto che il nostro debito totale ammonta a circa 30.000 euro per italiano. Non è così gigantesco. Un terzo di questo debito abbattuto metterebbe l’Italia in una zona di assoluta sicurezza. Potrebbe arrivare a circa l’80 per cento del Pil. Un terzo significa, probabilmente, imporre ad un terzo degli italiani, teoricamente, di pagare un terzo dei 30.000. E’ così spaventoso spalmare, tra chi ha di più rispetto a chi ha di meno, 10.000 euro per risolvere un problema che così grave? Nessuno, nemmeno la sinistra ha il coraggio di sostenere una simile proposta.”(*)

Precisiamo che “spalmare 10.000 euro” del debito che ha ogni italiano su 23 milioni di italiani significa far pagare a questi ultimi circa 690 miliardi, cioè, appunto, circa 30.000 euro a testa.

Si fa tanto per dire, chiaro.

(*) Dall’intervento al convegno promosso dalle Nuove Ragioni del Socialismo, la rivista diretta da Emanuele Macaluso, e dalla Ebert Stiftung, la fondazione della socialdemocrazia tedesca sui “Socialdemocratici nell’Europa in crisi”.