Hotline Palazzo Chigi

No, ché io me lo ero chiesto, come mai Berly avesse tanta rabbiosa fretta di tagliare i fili a quasi tutti gli intercettatori (per la gioia del crimine tutto). E pensavo, povero ingenuo senza immaginazione che non sono altro!, che fosse solo la vendetta del kaiser per la lesa maestà dovuta alla telefonata con Saccà.
Invece l’uomo di Arcore è concreto e diretto e non fa fuoco e fiamme senza un obbiettivo materiale. E infatti veniamo a sapere che ci sono intercettazioni di telefonate "piccanti", "pecorecce", "grottesche e impudiche", "viziose" tra Berly e le sue ministre (Carfagna e Brambilla, tanto per non fare nomi); come se Clinton e la Lewinski avessero avuto una hotline, tipo. E pare che quelle intercettazioni sarebbero presto "trapelate" (e quel tipo di ricatto è davvero un uso politico della giustizia, diciamolo, en passant).

Ma, ecco, giunge certezza che le registrazioni hard saranno invece distrutte dalla Procura di Napoli (che gestisce l’inchiesta su Saccà) perché irrilevanti penalmente; e di colpo Berlusconi rinuncia al balcone domestico di Matrix, rinuncia al decreto legge (anche nella forma mitigata di divieto di pubblicare le intercettazioni, pena la galera), incassa la firma di Napolitano sul Lodo Alfano e, alé!, siamo pronti al prossimo scandalo estivo.

Ok, non avevo immaginato che l’azione politica del Governo del Paese seguisse queste vie e queste ragioni. La realtà supera spesso la fantasia, da qualche anno e in questo campo.
Però due volte a fila non me la bevo:

A suonare la grancassa del gossip scandalizzato sulle telefonate hot tra Berly e le sue ancelle sono stati, ieri, proprio gli esponenti del PdL. E stavolta il dubbio che ci sia dell’altro, oltre a queste conversazioni imbarazzanti, me lo faccio venire. Altre intercettazioni compromettenti. Niente dietrologia, è solo un dubbio. Diciamo che ce lo vedo, Berly, a sacrificare una come la Carfagna e a passare per 72enne mandrillo (cosa che, in fondo, non gli dispiace) per evitare uno sputtanamento peggiore.

Ma questa è solo immaginazione; ed ho appena avuto la prova del fatto che la mia immaginazione, quando si tratta di prevedere le porcate dell’attuale Governo, non gliela fa. La realtà è sempre un passo oltre; più in basso.

Deprivacy

Sarei assai compiaciuto se un qualunque parlamentare dell’opposizione volesse presentare un DDL che imponga che tutte le conversazioni, telefoniche e non, dei parlamentari siano registrate e rese pubbliche. Niente privacy per chi è rappresentante del popolo, secondo me.

Andiamo, neanche uno che vuol presentare una legge simile? Tanto poi non passa mica. E chi la presenta ottiene un po’ di visibilità e può spiegare le sue ragioni.
Dài, qualcuno del gruppo di Di Pietro? Eh?

Cose brutte

Prendere le impronte digitali ai Rom è una cosa brutta.
È una discriminazione violenta, un atto di razzismo, un gesto di pura demagogia populista, è chiaro; ma è anche una cosa brutta.
Non nel senso di Aldo-Giovanni-Giacomo che fanno i Ticinesi scemi ("Bruttobruttobrutto!") bensì intendo dire che la prepotenza della decisione del ministro degli Interni Maroni sdogana una forma di razzismo di Stato che richiama terribili memorie storiche e avalla i peggiori sentimenti della peggior parte dell’opinione pubblica.
No, non esiste il rischio che alla schedatura seguano le deportazioni di massa ecc.; nondimeno chi ha citato i celebri versi (attribuiti di solito a Brecht) sull’indifferenza lo ha fatto in modo calzante: violenze di Polizia, arresti poco giustificati e interventi brutali per separare nuclei familiari potrebbero verosimilmente essere il seguito dell’azione contro i Rom.

Azione che è evidentemente pura propaganda: schedare gli zingari (*) è decisamente molto più facile che intervenire contro la criminalità organizzata e le sue propaggini finanziarie, imprenditoriali e politiche.
Ma soprattutto la schedatura tramite foto e impronte è un atto di Polizia, un trattamento che finora è riservato ai criminali (tant’è che non si accetta l’idea di fare la stessa cosa a tutti i cittadini italiani, anche se non farebbe una gran differenza rispetto alla "schedatura" anagrafica che tutti subiamo senza problemi).

Sarebbe bastato, per togliere ogni contenuto discriminatorio al provvedimento, decidere di prendere le impronte a tutti coloro che non sono diversamente identificabili ai controlli di routine. Non hai i documenti con te? Ti prendiamo le impronte (e pure un campione di DNA, va’). Ma nessuno accetterebbe un provvedimento di questo tipo, proprio perché si tratterebbe di una schedatura ad opera del Ministero dell’Interno di fronte alla quale ogni cittadino si sentirebbe trattato da delinquente e tenuto sotto controllo dalla Polizia.
Ma la stessa parte dell’opinione pubblica che non accetterebbe di esser trattata così accetta – con una certa soddisfazione – che tale misura venga presa nei confronti degli zingari. E senza che ci sia bisogno di alcuna giustificazione ragionevole (la sortita di Maroni sull’ipocrisia di chi lascia che i bambini Rom vivano negli accampamenti è il più alto esempio di non sequitur e insensatezza che ho sentito ultimamente).

Sorvolo sulla concomitanza – da autentico teatro dell’assurdo – per cui allo stesso tempo si prendono lo impronte digitali ai Rom  – per poter perseguire i loro reati e far sentire più sicuri i cittadini – e allo stesso tempo si vietano le intercettazioni telefoniche, impedendo così di perseguire reati molto più gravi.

Per altro, cavalcare la xenofobia e la paura, a quanto pare, è stata una delle scelte vincenti dell’ultima campagna elettorale; tant’è che oggi non si sente più nessuno ricordare che la cosiddetta "emergenza sicurezza" è totalmente smentita dai dati degli ultimi anni, o che la presenza di immigrati in Italia resta tra le più basse in Europa (durante la campagna elettorale fu il Ministro Amato a ricordare, timidamente, questi dati). Neanche l’opposizione ci prova, a dire che la realtà italiana in termini di sicurezza e criminalità non è quella propagandata dalla maggioranza e dai media: è considerata una posizione perdente e, come tale, va abbandonata. Non importa se si tratta della verità.

(*)Noto, en passant, che il termine "zingaro" è tornato in uso nel politically correct. Qualche anno fa era stato abbandonato perché considerato dispregiativo, e sostituito dal neutro "nomadi".