Midterm Democrats (ovvero Ringraziare i Grandi Elettori)

Wanna say ty to all of you american electors who went to vote for midterm elections, yesterday.
U know, guys, u have such a responsability when you vote, u know. Mean that when u vote u take your pick not just for yourselves but for all the rest of the world too, u know. Tha rest of the world can’t take part in dat resolution, u know; ain’t any rights; can’t vote. We’ve just to accept wot u have chosen.
Ur democracy is somehow a tyrant for us. When u american people votes, you’re exportin tiranny. That’s a stuff u do get skills in.
Wtf are u talkin about that "exportin democracy"? U kiddin, men?
K, np. I just wanna say ty to u, k? Sup.

MAUS ALERT

HEY!
Qualcuno per caso ha dimenticato/trascurato che in edicola con Repubblica questa settimana c’è "Maus" di Art Spiegelman?
Sì?
Allora COMPRARE SUBITO, ACH!

A chi non lo trova glielo mando io.




(Per altro anch’io non lo avevo in casa, avendolo letto anni fa da un parente.

Che vergogna!)

Visto e preso

kellyOvvero: letta la recensione stamani su Repubblica e fatto l’ordine su Ibs. Vroom!
Titolo e argomento non mi lasciano del resto esitazioni:  Stuart Kelly, Il libro dei libri perduti, Rizzoli 396 pagg. Un saggio dedicato alle opere perdute, mai arrivate a noi, mai lette da contemporanei e solo citate o elencate dagli antichi.
Argomento sontuoso pei bibliofili e anche per altri, ehm, lettori disturbati ed eccessivi (non necessariamente per quantità, questo lo aggiungo pro domo mea). Forse che non lo sapeva uno dei suddetti disabili, Umberto Eco, quando si accinse a fare i soldi col suo primo e più celebre divertissement di successo? Lo sapeva. L’Aristotele Perduto non è che uno dei corpus celeberrimi e imponenti di cui conosciamo poco più che il catalogo.
Il libro di Kelly racconta di queste cose. Tanto basta.

“Casa di foglie” 2.1

Data l’accidia attuale (non so se si nota), invece di attaccare a leggere il nuovo libro di Danielewski ho preso a rileggere quello vecchio – ovvero "Casa di foglie" – però in originale, oh yeah.

Ho in testa una curiosa impressione, su quel libro: più passa il tempo, dalla prima lettura, più il mio ricordo si fa positivo. Mah.
Bene, questa seconda lettura farà giustizia della frivolezza della mia memoria, forse.

Non ricordo bene cosa ho già scritto, su questo romanzo. Aggiungo comunque qualche riga in ordine sparso, benché la rilettura sia lungi dall’esser terminata.

House of leaves è una storia semplice, a dispetto delle oltre 800 pagine. Una trama che sta in 10 righe. Johnny Truant e Will Navidson sono i personaggi centrali, ciascuno nel proprio livello narrativo (Johnny scrive il diario del proprio ritrovamento del manoscritto in cui si racconta la vicenda di Will). Johnny Truant è un personaggio anche simpatico, ma Navidson è eccezionale; un personaggio positivo a tutto tondo. Credo che gran parte dell’impressione positiva che mi resta di House of leaves sia dovuta alla figura di Navidson, al suo rovello di fotoreporter di guerra, alla sua descente en enfer dentro i sotterranei oscuri, gelidi e impossibili che partono dalla casa dove si è appena trasferito con la moglie e i figli.

Perdita di senso, ritrovamento degli affetti. C’è un Ulisse in Navidson (e anche in Truant): viaggio, smarrimento, ricerca della strada del ritorno. Come l’ufficiale di "Apocalypse now", inviato a cercare il colonnello Kurtz, Navidson pensa probabilmente che la strada di casa semplicemente non esista più, dopo l’esperienza della guerra e ciò che là ha visto e vissuto. Il problema non è più il nostos, ma il minotauro.

Ci sono alcune incoerenze nella vicenda – non fastidiose, devo dire. Non si capisce in che modo il manoscritto trovato da Truant influenzi tanto la sua vita, e perché lo ossessioni e quasi lo uccida. Ma soprattutto stride che un tipo sfasato e naif come Truant abbia potuto scrivere molte delle pagine del suo diario; non sembrano sue. Contaminazione tra i livelli narrativi (e tra i livelli di realtà), forse. Può esserci un Omero anche dietro Truant; o forse vari autori – complice la diffusione via web (con relative elaborazioni) del testo di Truant cui si accenna in vari punti. Autoreferenzialità a badilate, del resto.

Anche Karen, la moglie di Navidson, è un gran bel personaggio.

(segue – forse.)