I tabaccai di Abilene

Un tabaccaio di Aprilia (nota cittadina del Far West) ha ammazzato un ladro sparandogli dalla finestra con un fucile. È accusato di omicidio volontario però è stato rimesso in libertà.
I colleghi, i vicini e anche la Federazioni dei tabaccai (esiste) difendono lo sparatore omicida con i soliti discorsi di esasperazione, legittima difesa, senso di insicurezza.
Questa cosa del giustificare sempre la "difesa armata" potrebbe diventare il prossimo confine per la deriva militaristica-fascista dell’Italia.

Eppure la risposta per chi giustifica questi episodi è semplice: non puoi ammazzare uno perché ti ruba della merce. "Vita" contro "merce". Capisci? La "roba", anche se è tanta e magari perderla ti getta in rovina, non giustifica un omicidio.
Tu capire, padroncino pistolero che non vedi al di là del tuo castelluccio privato? "Persona" vs. "roba". No bangbang!

Fotonotizie

La foto della prostituta gettata a terra inanimata nella caserma dei Vigili urbani di Parma ha fatto il giro dei giornali, la settimana scorsa. Qualche giorno di indignazione nella naturale, estiva penuria di notizie.
Quante prostitute sono state trattate da bestie, secondo voi? Oggi, nel passato recente, nella storia dello Stato di Diritto, quante volte le donne arrestate sul marciapiede vengono buttate in un carnaio, trattate in modo illegale (o costrette a fare un servizietto a qualcuno – ma questi sono i casi isolati, le "mele marce", chiaro)? Mah, secondo me, tante volte. Forse è quasi la norma; non mi sembra improbabile.

O forse no, forse quel tipo di violenze sono casi eccezionali. Ma la vicenda di Parma non ha avuto la prima pagina perché è un caso inaccettabile di abuso di potere e di maltrattamento. La foto, ha fatto la differenza.
Fosse stata solo una testimonianza, infatti, ad essa sarebbe seguita una smentita o un ridimensionamento da fonte ufficiale, e la notizia non sarebbe uscita neanche dalla cronaca cittadina.
La foto, invece, anche se la smentisci, fa effetto. La smentita di una foto (magari perché presa in un altro contesto o con un commento capzioso) non cancella la foto-notizia (a meno che non si dimostri la falsità o la manipolazione dell’immagine; e anche in quel caso, difficile annullare l’effetto della foto).

E’ come quando una telecamera imprevista immortala un gruppo di poliziotti che massacrano di botte un tizio a terra: le immagini fanno il giro del mondo. Senza immagini, niente notizia.

Nel caso di Parma, l’effetto-notizia è stato anche amplificato dal fatto che erano entrate da poco in vigore alcune nuove norme di "sicurezza" riguardanti nuovi poteri per i Sindaci e nuove competenze per i Vigili urbani: c’era un’attenzione particolare per cogliere in fallo i nuovi "sceriffi", diciamolo. Persino il Presidente del Senato ha deciso di dire la sua (anche se ricordiamo che come Presidente del Senato abbiamo al momento uno yesman di Berlusconi, uno che agisce esclusivamente a vantaggio proprio o del suo padrone). Una prostituta trattata come un cane in un altro momento e in un’altra caserma avrebbe avuto meno spazio e meno eco – anche con la foto.

Ma questo post non vuole evidenziare le ipocrisie dietro alla foto-notizia della prostituta di Parma. In effetti ciò che notavo è che le immagini hanno ancora un potere fortissimo nella comunicazione giornalistica. E dico "ancora" perché in effetti si potrebbe anche immaginare che, con la diffusione delle tecnologie digitali e con l’enorme aumento di immagini artificiali che ciascuno riceve ogni giorno, la credibilità e l’importanza delle singole foto-notizie potessero diminuire.
Invece no. La foto dice la verità. Mostra la realtà. Del resto, una foto falsa – ritoccata o creata ex novo – sarebbe scoperta e sbugiardata, immaginiamo.

Però gli strumenti di elaborazione delle immagini sono davvero molto più potenti, oggi.
Davvero nessuno avrà realizzato foto false però verosimili, foto che mostrano un fatto realmente accaduto, con estrema fedeltà alla realtà dei fatti, però fabbricate a tavolino? E la fiducia dell’opinione pubblica nelle notizie fatte con le immagini, continuerà a restare intatta?

Un nuovo simbolo per il PD

Nel sito del PD campeggia (colonna di destra) questo annuncio:
"Non ti piace il nuovo logo del Partito Democratico? Provaci tu! Invia il tuo logo, che verrà pubblicato in un apposito post."

Al di là del simpatico nonsense della cosa(*), io pensavo di partecipare riproponendo questo:


Però non credo che me lo prendano. Anche se non lo capiscono. 😉

(*) La cosa nonsense è l’idea del PD di chiedere di cambiare il simbolo, così, "se non ti piace".

Non è un web per scultori

SICCOME io di mestiere faccio lo scultore…
No, davvero. Seriamente! Faccio lo scultore. Giuro.
Dicevo, siccome faccio lo scultore, allora talvolta mi vien da pensare che il web, le cose webbiche, lì, tutto l’ambaradan, non hanno la possibilità di trasmettere/ospitare le sculture.
Chiaro, no? È pacifico. Non c’è verso!

Sì, certo, delle sculture si possono mettere le foto, sul web; e talvolta – diciamo la verità – le sculture, in foto, sembrano più belle che dal vero, con le luci giuste, lo sfondo eccetera.
Però le foto delle sculture non sono sculture. Stanno alle sculture, le foto, come le foto delle belle donne stanno alle belle donne (anche le donne, infatti – e pure gli uomini, si capisce – in foto possono essere più belle che dal vero). Ma con le foto delle belle donne… Non occorre che spieghi oltre, no?

Sì, è vero, esistono le fotocopiatrici 3d – dei pantografi che lavorano col polistirolo, in pratica, ma intanto non sono diffuse e costano un pacco di soldi; e poi comunque con quelle si fanno solo delle cose di polistirolo; piccole, per di più. Polistirolo grezzo, insomma… Non è il massimo.
Se è per quello esistono pure grossi pantografi per il marmo che lavorano anche con dati numerici. Ma in ogni caso si tratta di tecnologie che hanno a che fare con la digitalizzazione di oggetti, o con la loro progettazione, anche; ma non con l’uso del web per condividere questi oggetti. Non fino ad oggi, almeno.

Ok, fare scultura per il web potrebbe voler dire anche abbandonare i materiali tradizionali e passare ad altri, con altre e nuove possibilità. Per la pittura e la fotografia (e le loro contaminazioni) è già così. Ma anche lì, insomma, non è che ci siamo granché. Cioè, si può fare pittura/fotografia con strumenti digitali, ok, ma poi sul web puoi metterci solo delle riproduzioni.
Ma sto divagando. Dicevo della scultura con materiali non tradizionali; o, per meglio dire, senza materiali. Io posso farla, una scultura esclusivamente digitale, come no. Ma finché resta un file, questa scultura è al massimo un progetto di scultura. Ovvero, ciò che conta è l’output finale, chiaro, mica il progetto.
Allora se rinuncio al materiale posso al massimo o fare degli oggetti 3d digitali, visibili con un software specifico che faccia il suo bel rendering (e questo sarebbe l’output finale); oppure ricorrere agli ologrammi.
Se non che, gli oggetti 3d son cosette che stanno dentro il monitor – ed hanno più a che fare con l’animazione che con la scultura – e i proiettori di ologrammi, eh!, costano una cifra e non sono diffusi neanche loro.

Comunque questo post non è che lo scrivo per fare il punto dello stato della tecnologia rispetto al web e alla scultura. No.
E’ solo per dire che, a volte, mi spiace non poter mettere on line le sculture.
D’altra parte, il fatto che le sculture siano legate ai materiali, alle loro caratteristiche fisiche al lavoro manuale, quel fatto lì lo trovo confortante.
Probabilmente è una posizione di retroguardia, ma pazienza.