Le marchette della Maddalena

In Vaticano son persone serie, persone su cui si può contare. Almeno quando si tratta di ricevere pubblicità a gratis. Ricordiamocelo, può sempre tornare utile.
Non ho indagato se i produttori del film "Il Codice da Vinci" siano in amicizia con Martin Scorsese; probabilmente la consulenza del regista di "Taxi Driver" non è stata necessaria per indovinare che dal Vaticano sarebbe arrivato l’aiuto smisurato di una reprimenda degna di Savonarola, e la conseguente pubblicità gratuita.

Tuttavia mi ritorna in mente, nel sentire questi buffi anatemi contro il film tratto dal libro-spazzatura di Dan Brown, la vicenda quasi identica occorsa ad un film di Scorsese, appunto. Era il 1988, "L’ultima tentazione di Cristo" uscì in estate e fu presentato a Venezia preceduto da notizie da brivido: nel film, diceva la stampa con un luccichio nei titoli, c’era Gesù (Willem Dafoe) che si sposava la Maddalena (Barbara Hershey) e poi se la trombava da diritto e da rovescio, con la riprovazione di Giuda (Harvey Keitel).
In realtà non c’erano scene torride, però l’immagine sacrilega del Nazareno che mette su famiglia (prole inclusa) perché alla fine pensa che sulla croce, col cazzo che ci voleva finire!, questa remota eresia-pettegolezzo circolante da secoli toccava ancora i nervi delle gerarchie dei vari credo cristiani. Nikos Kazantzakis, autore del romanzo da cui era stato tratto il film di Scorsese, aveva avuto i suoi guai sia con i cattolici che con gli ortodossi. Per Scorsese e il suo sceneggiatore Paul Schrader una nutrita pattuglia di preti europei si accampò sul Lido di Venezia con cartelli e rosari, schiumando dannazioni e SalveRegina (arrivarono anche i Lefebvriani, lugubri come santinquisitori).
La stampa cattolica e democristiana ovviamente fece la sua parte, chiedendo della pellicola sequestro e rogo; e a Gianluigi Rondi, direttore di quella Biennalecinema e notoriamente ben poco laico, toccò prendere le distanze dal film del suo amico Scorsese.
Me la ricordo benino, quella vicenda, non solo perché all’epoca ero sotto servizio civile ed avevo un sacco di tempo per leggere i giornali, ma anche perché due anni dopo aiutai un’amica a fare la tesi su quel film e il relativo scandalo.
Nel 1988 il mondo era un po’ meno bacchettone e reazionario di oggi; dunque quella protesta in fondo piuttosto soft fece molto rumore. Oggi la chiamata al boicottaggio contro il film di Ricky Cunningham-Ron Howard è solo la preoccupante conferma di un’ottusa marcia indietro – e non solo da parte della Chiesa cattolica apostolica romana.
Oh, alla fine tocca schierarsi con Harry Potter!

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