Avrei una proposta operativa per tutti gli scrittori in attività.
Dunque. Ho letto questo articolo sul New York Times in cui l’autore, James Atlas, parla della diffusione della letteratura biografica in UK. Nel Regno Unito, pare, le biografie sono un genere assai popolare; enormemente più popolare che negli USA. In UK si scrivono biografie anche, per dire, sui parenti dei personaggi storici minori o di scrittori assolutamente dimenticati; ci sono autori specializzati in biografie che godono però anche di notevole considerazione come letterati. come scrittori.
Così Atlas descrive il settore Biografie della letteratura inglese, e poi spiega come mai, secondo lui, nel mercato editoriale americano le cose vadano diversamente.
Negli Usa infatti le biografie pubblicate sono forse un decimo di quelle britanniche ("We lack the biography gene"), e tendono ad essere monumentali studi-fiume. Come mai? Secondo l’articolista, gli inglesi hanno il vantaggio di vivere in un ambiente culturalmente e geograficamente compatto, in continuità con la lunga storia di quel paese. "It may be that America is too amorphous, too diverse, too sprawling in its sheer immensity to produce biographies on the human scale of English biography", dice Atlas.
E vabè. E in Italia [alla proposta per gli scrittori ci arrivo, calma], il ‘biografismo’ come va? Mah, direi che il genere è praticato e letto con moderazione. Quelle collane ben rilegate con le apologie delle vite di personaggi storici gloriosi ed eroici (ce n’era una di Dall’Oglio, ricordo, perfetta per adornare gli scaffali dei salotti piccolo borghesi) mi pare siano sparite; restano le opere degli storici e quelle dei giornalisti (che talvolta sono biografie in istant book), nonché le finte autobiografie dei personaggi che sfruttano il momento di successo per farsi scrivere da terzi la loro storia, a vantaggio dei fan. I biografi-romanzieri di professione credo siano inesistenti, su questi lidi (non lo so, in realtà: da lettore non frequento il genere).
Invece in UK, dice l’articolista americano, grazie appunto anche a questa omogeneità e compattezza culturale, i biografi producono opere avvincenti e di larga diffusione perché sanno identificarsi col personaggio che biografizzano; scrivono biografie come fossero autobiografie ‘fantastiche’. Si comportano come quei filologi che postulano la non raggiungibilità della fonte originale (cfr. Canfora, "Il copista come autore") e che analizzano col proprio sapere le forme trasformate dei dati attraverso la storia della loro tradizione, del loro essere tramandati. In sostanza, quei biografi inglesi scrivono storie plausibilmente romanzate; e ci riescono, pare, grazie alla loro profonda conoscenza della propria storia, della propria cultura, del proprio mondo.
Bene. Allora, pensavo, tutti gli scrittori di oggi così profondamente immersi nel proprio presente e nella propria prospettiva soggettiva, ma perchè non fanno un passo oltre e non scrivono biografie di personaggi reali – o plausibili? Chiaro che avanti a tutto ci vuole la capacità di scrivere e la consistenza di ciò che si vuol dire; sennò viene fuori uno schifo. Per esempio – dico così a caso – una storia con protagonisti Carlo Rubbia, Aldo Busi, Camillo Ruini e un tassista romano; oppure Carmelo Bene, Pasolini e Paolo Poli; o magari Gene Gnocchi (oggi), un azionista Parmalat, Paolo Nori e i loggionisti del Regio. Cambiando i nomi? Sì, cambiando i nomi, ma anche no: qualche querela non farebbe male, se il testo ha dei meriti (aiuta a superare i problemi di distribuzione, per dire).
Sì, so che opere di narrativa con improbabili incontri di nomi noti ci sono già (c’è chi ha messo in una storia Padre Pio e Eva Kant; o chi ha fatto apparire Cary Grant in un plot contorto; o chi ha abilmente manovrato grandi intellettuali del passato quali Benjamin, Bloch, Gadda e Tzara); ma la cosa che mi sono immaginato è di leggere una storia di oggi, con personaggi di oggi, che non sia una parodia di cronaca o di giornalismo, che non si appoggi solo ai nomi che adopera; bensì sia fiction, in tutto e per tutto. Bene, io la butto lì. Non so scrivere.