Berly annuncia la norma di legge contro le intercettazioni telefoniche (altrimenti nota come Legge Me-L’ero-Legata-Al-Dito), resasi urgente e imprescindibile e fondamentale nel momento in cui la telefonata tra Berly e Saccà è diventata pubblica.
Se la norma diventerà legge (e non si vede cosa possa impedirlo(*)), la Magistratura potrà ordinare intercettazioni telefoniche solo per inchieste su mafia (nonostante le proteste di Dell’Utri), camorra o terrorismo.
Questa limitazione (che farà la gioia dei delinquenti di tutta Italia, specie quelli che operano nel florido campo della corruzione e dei reati finanziari) si spiega solo attraverso il rancore di Berly verso coloro che, intercettando il direttore generale Rai Saccà, hanno messo in piazza le raccomandazioni di Berly e il servilismo dei dirigenti Rai verso di lui.
Infatti gli italiani hanno dimostrato di fregarsene altamente della moralità e degli intrallazzi (per tacere del conflitto di interessi) dell’Unto: lo hanno rieletto di slancio; hanno eletto in Parlamento anche la dirigente Rai Deborah Bergamini (che nelle intercettazioni concordava il palinsesto con gli uomini Mediaset). E anche Saccà, sospeso dalla Rai, è già stato tranquillamente riabilitato e rilanciato dal Sottosegretario alle Telecom Romani.
Dunque sembra proprio sia stato il desiderio di vendicare l’onta subita ad aver spinto Berly a minacciare 5 anni di galera per chi intercetta i suoi amici, per i magistrati che ordinano di farlo e anche per i giornalisti che spiattellano ciò che trapela dalle Procure. Tutti in galera; assieme ai clandestini e alle puttane.
(*) Anche nell’opposizione c’è chi apprezzerà la nuova norma.