Maurizio Milani clown surreale

Lo scaffale dei libri umoristici è cresciuto di un volume: l’ultimo di Maurizio Milani ("In amore la donna vuole tribolare", Kowalski). Il libro va a buon diritto accanto a quelli di Gene Gnocchi, Carlo Manzoni ("Il signor Veneranda"), Anton Germano Rossi ("Porco qui, porco là") e altri maestri della comicità dell’assurdo. Maurizio Milani, inoltre, ha la faccia e la voce da clown. da clown milanese (così come Gene Gnocchi è un clown emiliano).
e poi Maurizio Milani è un peluche, in effetti. un orsacchiotto extralarge che pare fuggito da qualche libro illustrato di quella tradizione umoristica italiana – oggi ben poco rappresentata – che risale fino ai sonetti burleschi del Burchiello e che ha avuto nel primo ‘900 un ricco fiorire (vedi in Pier Paolo Rinaldi, "Il piccolo libro del nonsense", Vallardi; e in "Così per gioco", a cura di Guido Davico Bonino) e dopo, in Ernesto Regazzoni, una vetta poetica assoluta. ma per guardare dietro alla comicità di Maurizio Milani non occorre andare tanto lontano: basta pensare ai testi di Elio e le Storie Tese; tipo questo.