Battisti, il Brasile e i politici di sinistra

Cosa dovrebbe dire un politico di sinistra – o anche di centrosinistra, o comunque moderato – di fronte alla negazione dell’estradizione del terrorista Cesare Battisti da parte del Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva?

A mio immodesto parere, dovrebbe intanto rammaricarsi per questo ostacolo all’applicazione di sentenze della Magistratura italiana; per questo impedimento alla conclusione di una delle vicende civili, politiche e giudiziarie nate durante gli anni di piombo.

Poi però dovrebbe anche rammaricarsi, questo politico, del fatto che si pensi, da parte del Brasile di Lula, che Battisti, in Italia, correrebbe dei rischi;  e che l’ex leader dei PAC va considerato un rifugiato politico.

Come mai il Brasile  (e non solo il Brasile) ha un’idea dell’Italia che parrebbe più consona ad una dittatura militare del Terzo Mondo? Da dove viene questa pessima reputazione della Giustizia italiana? Abbiamo sacrificato una parte della nostra credibilità come Paese democratico, durante la “guerra civile” contro gli assassini politicizzati di destra e di sinistra? Un politico di sinistra – o di centrosinistra, o comunque moderato – dovrebbe parlare di questo, credo, e provare a dare delle risposte a queste domande.

Nella realtà della cronaca odierna, invece, cosa abbiamo? Sorvolando sulle sparate ridicole della maggioranza di governo e dei suoi ministri, abbiamo il PD che si allinea alla posizione del Ministro degli esteri (ad onor del vero, Fassino va più in là dichiarando che “e’ legittimo chiedersi se anche in questa vicenda non abbia negativamente influito la perdita di credibilita’ internazionale a cui il presidente del Consiglio e la sua maggioranza continuano ad esporre l’Italia“: giusto, bene; ma dare la colpa solo a Berlusconi è posizione parziale, per una vicenda iniziata molti anni fa e passata attraverso la “dottrina Mitterrand”), così come fanno Di Pietro e Cesa.

La sinistra vera e propria – o presunta tale – invece, non perde l’occasione per ricascare nella parte peggiore del proprio passato. Se Vendola si limita a tacere e a non condannare la mancata estradizione, un personaggio misteriosamente ancora in sella come Ferrero (PRC) casca nel più inspiegabile autolesionismo dichiarando che “bisogna rispettare le scelte di un Paese sovrano“; e Paolo Cento di SeL aggiunge persino che “non sono accettabili le pressioni che da più parti arrivano sulla vicenda“. Per la serie continuiamo così, facciamoci del male.