I congressi da inventare

Dentro un partito, il congresso è il luogo deputato allo scontro e al confronto. Durante il congresso ci si deve affrontare; o, meglio, dovrebbero confrontarsi e misurarsi posizioni e idee diverse. Lo si dovrebbe fare, certo, ricercando l’unità e la sintesi; ma non evitando il conflitto.

Al di fuori della fase congressuale, invece, il confronto non dovrebbe mai essere conflitto.

Il fatto che tendenzialmente, nel PD, avvenga il contrario, mi fa sospettare che questa fase della vita interna di un partito – il congresso, appunto – debba ancora essere assimilata e accettata, almeno nella forma che essa deve assumere nell’àmbito di un partito non monolitico né ideologico, diverso da quelli precedenti, diverso da quelli del secolo scorso.

Ok, con calma. Mica c’è fretta (o sì?).

Se Berlusconi vuole le elezioni subito

Sì, è giusto ricordare – come ha fatto ieri Franceschini alla Camera – che se cade il Governo la parola passa al Presidente della Repubblica, il quale non scioglie le Camere se verifica che c’è una maggioranza alternativa.

Bisogna anche ricordare però che, mentre alla Camera l’attuale maggioranza non esiste più, al Senato le cose stanno diversamente. Salvo ricollocazioni improvvise di qualche senatore, infatti, pare che Berlusconi abbia ancora la maggioranza a Palazzo Madama, anche dopo la fuoriuscita dei 10 senatori che hanno aderito al gruppo finiano.

Questo quadro – nessuna maggioranza in tutti e due i rami del Parlamento – rende di fatto possibile che la crisi del Governo porti allo scioglimento immediato delle Camere, così come minaccia Silviolo.

Questa maggioranza del Cdx al Senato, tuttavia, è molto risicata: di 322 membri del Senato della Repubblica (315+7 senatori a vita), PdL+Lega+MpA ne hanno 163 (tolti i 10 finiani), solo due di più della maggioranza assoluta di 161. Una maggioranza di cdx sarebbe dunque appesa ai 3 senatori del MpA o a qualche senatore a vita. E ricordiamo che alla Camera, sulla mozione di sfiducia per Caliendo, l’MpA si è astenuto assieme a Fini, UDC e ApI.

La possibilità di una maggioranza alternativa al Senato, per altro, condizionerà anche le scelte di Fini, ovvero la possibilità di aprire davvero una crisi du governo.