Non sono un patriota

Prima che si entri nel vivo dei festeggiamenti per il 150° dell’unità d’Italia – con l’eventuale revival di certa retorica nazionalista – vorrei ribadire pubblicamente che non ho mai avuto alcun senso della “patria”.

Ogni forma di nazionalismo e campanilismo mi dà fastidio. L’orgoglio dell’appartenenza ad un Paese [regione][città] (come se ci fosse un merito!) mi suscita sarcasmo. Gli appelli all’amor patrio e ai sentimenti legati al suolo natìo li trovo imbarazzanti.

Ciò non significa che io coltivi una qualche esterofilia, che aspiri a dichiararmi “cittadino del mondo” (che senso avrebbe?) o che idealizzi modelli anarchici.

Ho un normale senso di appartenenza verso territori sia sociali che geografici, a cerchi concentrici e con criteri del tutto individuali. Come tutti. Ritengo che i popoli siano definiti dalla lingua e che gli Stati siano forme organizzative; ma trovo che né i primi né i secondi meritino troppa devozione ed enfasi.

L’appartenenza ad un insieme sociale può essere un dato oggettivo (es.: tutti quelli coi capelli biondi) ed avere anche un significato (es: abitanti di una città il cui reddito è tot). Per riconoscere questi insiemi – e riconoscerne l’utilità, a volte – non c’è alcuna necessità di far leva sui sentimenti, specie su quelli sensibili alla retorica.

Io poi, da molti anni, ho anche perso ogni interesse per il calcio…!