Le tasche degli italiani

Nel cominciare a parlare della manovra da 25-28 miliardi resasi (improvvisamente!) necessaria per i prossimi due anni, il ministro Tremonti è tornato a ripetere lo slogan-truffa che lui e tutta Berluscolandia usano da anni: “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani“.

Ciò che il ministro dell’Economia non dice è che gli italiani dovranno mettersele da soli, le mani in tasca, e frugare per trovare i soldi per pagare i servizi che saranno tagliati.

Si parla infatti di tagli alla Sanità e di “ridurre il peso della mano pubblica“.

Naturalmente l’accento è posto sui “tagli agli sprechi”, oltre che sulla lotta all’evasione fiscale. Di fatto è assai improbabile che si riesca ad agire seriamente anche solo in una di queste direzioni. Togliere gli sprechi dalla spesa pubblica senza diminuire i servizi significherebbe infatti una profonda riforma della Pubblica Amministrazione, cosa che un Governo attento soprattutto al consenso costruito sugli annunci non ha né la forza né il coraggio di fare.

Saranno dunque soprattutto tagliati i servizi. Di conseguenza gli italiani dovranno rinunciarvi o pagarseli di tasca propria.

Quando si parla genericamente di riduzione (o non aumento, in questo caso) delle tasse si dimentica sempre di dire che ciò va a ricadere sui servizi pubblici, che di conseguenza passano in parte a carico del cittadino. Con la grossa differenza che le tasse sono prelevate in base al reddito, mentre la spesa individuale per i servizi è basata sui bisogni e perciò, di base, è uguale per tutti; e dunque è assai più gravosa per chi ha un reddito basso.

Un commento su “Le tasche degli italiani”

  1. E poi non è nemmeno vero che non aumenteranno le tasse.

    Aumenteranno eccome, solo che saranno tasse regionali e comunali come qui a Roma e non statali, ma la sostanza non cambia.

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