Le idee del PD per uscire dalla crisi (forse)

Il PD mette online un testo in cui riferisce dell’incontro tra alcuni dirigenti nazionali e le parti sociali. Ne esce un decalogo di proposte per contrastare la crisi. Un po’ tirate via, ma forse è il resoconto che non rende giustizia.

Ecco i 10 punti. In corsivo commenti miei.

1. Sostegno a ricerca e innovazione. Proponiamo meccanismi per rendere automatici i crediti di imposta per le imprese che investono in innovazione e ricerca. Sul versante pubblico, a dispetto dei tagli operati dal governo alla ricerca, chiediamo di destinare una parte dei finanziamenti ordinari all’università per un piano straordinario per i ricercatori degli atenei italiani. (Bene, ma il taglio del gettito come è coperto?)

2. Riforma del fisco. Una riforma che si basa su un unico
obiettivo: la riduzione del peso fiscale su chi lavora e su produce. Chi “crea” sviluppo va premiato. Il tutto in considerazione dei due record negativi che l’Italia detiene tra i Paesi industrializzati: quello della più alta tassazione su chi lavora e produce e quello del più elevato livello di evasione ed elusione fiscale. (Pessima idea. “Unico obbiettivo la riduzione del peso fiscale”? E lo stato sociale come si paga? Il calo della pressione fiscale non può essere un obbiettivo politico; si può ridurre la pressione fiscale DOPO aver reso efficienti i servizi pubblici, adeguate le infrastrutture e contenuta l’evasione; non prima, non come obbiettivo. Al limite delle agevolazioni ci possono stare, pro tempore, come misura straordinaria contro la crisi. Oppure si può modificare la distribuzione del prelievo fiscale a vantaggio del lavoro e dell’imprenditoria e a svantaggio del capitale improduttivo, ma allora va detto chiaramente.)

3. Riforma universale degli ammortizzatori sociali. Le nostre proposte mirano a estendere anche ai liberi professionisti, ai lavoratori delle piccole imprese e a quelli flessibili, con contratti a progetto o a tempo determinato, le tutele oggi appannaggio esclusivo dei dipendenti a tempo indeterminato delle grandi imprese. (Bene, ma i soldi dove si prendono?)

4. Tempi certi per i pagamenti della PA. A fronte del fallimento del Piano del governo dell’autunno scorso, proponiamo misure immediate per accelerare i pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione coinvolgendo la Cassa Depositi e Prestiti. (Bene.)

5. Più libertà di scelta. Contro ogni logica corporativa o di conservazione dei privilegi esistenti, diciamo no a marce indietro nel processo di liberalizzazione delle attività economiche. (Generico. Nel concreto che vuol dire?)

6. Giovani e lavoro. Per superare la precarietà cui sono esposti soprattutto i giovani e le donne con contratti flessibili proponiamo misure volte ad arginare l’attuale dualismo del mercato del lavoro tra “ipergarantiti” e “vulnerabili”. L’idea è quella di nuove tipologie di contratti di avvio al lavoro che consentano di uscire dalla scelta secca tra precariato e contratti a tempo indeterminato, in genere troppo onerosi per il datore di lavoro. (Bene, ma se non si entra nel dettaglio non si capisce se è una cosa realizzabile e sostenibile da parte delle aziende. In che modo nuovi tipi di contratti di avviamento possono entrare nel mercato e colpire il precariato?)

7. Semplificazione burocratica. Per agevolare il lavoro delle imprese e la vita dei cittadini, proponiamo un Piano di sburocratizzazione delle attività economiche e produttive attraverso estensione e il rafforzamento dello strumento del “forfettone”, la previsione di un’aliquota unica del mercato immobiliare e la generalizzazione degli automatismi. (Benissimo per la semplificazione burocratica, ma cambiare strumenti non basta se non si cambia la PA.)

8. Enti locali. Per superare le difficoltà di bilancio che molti enti locali devono fronteggiare, proponiamo una revisione dei vincoli del Patto di Stabilità interno che consenta di premiare le amministrazioni più virtuose e sanzionare solo quelle “spendaccione”. Chiediamo di conseguenza un Piano straordinario di finanziamento per le piccole opere pubbliche, da programmare e attuare con i territori. (Bene. I soldi per questo Piano straordinario da dove verrebbero?)

9. Mezzogiorno e rinnovabili. Il Sud ha bisogno di un grande progetto che gli consenta di tornare a “respirare” e a essere competitivo, valorizzando il suo enorme patrimonio naturale e culturale. Per questo proponiamo subito un Piano straordinario per fare del Mezzogiorno la piattaforma logistica europea per le energie rinnovabili. (Vago. Vaghissimo. Come, dove, con quali mezzi, con quale prospettiva industriale, con quale piano finanziario, su quali indagini di mercato?)

10. Gas e autonomia energetica. Siamo convinti che, in materia di politica energetica, l’Italia debba oggi mettere a frutto dieci anni di scelte bipartisan sull’approvvigionamento. Continuando a investire sul gas, oltre a essere consumatori possiamo diventare anche rivenditori. (Generico.)