PD e pamphlet

Almeno due semi-instant book hanno raccontato la tragicommedia del PD dopo le dimissioni di Walter (se ce ne siano altri, ignoro): “Flop – Breve ma veridica storia del Partito Democratico“, di Giuseppe Salvaggiulo, e “Lost in PD – Partito Democratico: chi lo ha fatto, chi lo ha distrutto, chi lo ricostruirà“, di Marco Damilano.

Entrambi i libri ripercorrono le vicende del PD dalla sua nascita (o prima) fino a due-tre mesi fa. Entrambi sono pamphlet giornalistici, nel senso che fanno colore mettendo in evidenza con arguzia e sarcasmo tutti gli “incidenti”, le sconfitte, le contraddizioni accumulate dal PD di Veltroni in poco più di un anno (che è un po’ sparare sulla croce rossa, diciamolo). Ma il libro di Salvaggiulo è un poco più composto e organico; quello di Damilano fa più ricorso al gossip o alle dichiarazioni ritagliate dai contesti. Nondimeno, entrambi sono spietati nel raccontare il fallimento di WV e le macerie che si è lasciato alle spalle.

Purtroppo ad entrambi gli autori è bastato raccontare i fatti e cucinarli neanche troppo, per ottenere storie che fanno amaramente sghignazzare persino i militanti. Chiaramente i ritratti dei molti leader e leaderini che passano in queste pagine sono molto sopra le righe e abbondano i cliché; e anche gli aneddoti sono scelti con l’occhio alla commedia: si tratta di instant-book giornalistici, non di ricerche storiche.

Ma le debolezze e gli errori dei primi 15 mesi del PD vengono fuori tutti: dalle molte scelte veltroniane attente solo all’immagine, alla mancanza di identità del nuovo partito, all’incapacità a prendere posizioni forti su temi assai sentiti, alla mancanza di coraggio (o di forza) di Walter Veltroni nel suo tentare sempre di non scontentare nessuna delle correnti interne.

Naturalmente non manca la lunga lista dei guai giudiziari degli amministratori locali del PD: Abruzzo, Pescara, Firenze, Napoli, Ancona, Genova. Vicende che hanno lasciato sicuramente un segno profondo nell’elettorato PD. Così come sono impressionanti gli aneddoti degli scontri tra capibastone e fazioni interne, nelle varie realtà locali: un quadro che, specie nel libro di Damilano, appare probabilmente peggiore di quello che è, ma che tocca un altro elemento – il degrado della classe dirigente – sicuramente assai sentito dalla base.

Giudizio: testi agili e istruttivi, se si prendono per quello che sono.

Perché ancora non ho aderito alla Mozione Bersani

La ragione è la seguente: ci troverei una brutta compagnia.

Per maggiore chiarezza, riporto qua un articolo pubblicato in prima pagina su L’Unità di oggi:

Il PD e la sfida della Questione morale, di Roberto Della Seta (senatore PD)

“Massimo D’Alema ha detto qualche giorno fa che il Pd non è un’associazione a delinquere. Affermazione forte, che attribuisce all’inchiesta di Bari sulle presunte tangenti a esponenti del centrosinistra l’intenzione, o comunque la conseguenza, di criminalizzare il nostro partito come se fosse, appunto, una banda dedita al malaffare. Affermazione forte e non proprio beneaugurante, poiché ricorda la celebre arringa in difesa della Dc pronunciata in Parlamento da Aldo Moro – «non ci faremo processare nelle piazze» -, seguita dopo non molto da Tangentopoli e dal collasso dei partiti che avevano governato l’Italia per un quarantennio. Concetti analoghi a quelli espressi da D’Alema si ritrovano in un intervista di Nicola Latorre al Corriere della Sera: «Nel Pd non esiste una questione morale».
È vero, naturalmente, che il Pd non è una banda. Ma sulla questione morale non abbiamo le carte in regola: più ancora che per le (tante) inchieste giudiziarie che vedono coinvolti amministratori democratici, ciò è vero per l’oggettiva opacità di troppe nostre scelte sul tema dei rapporti tra etica e politica.
Gli esempi purtroppo abbondano. Due fra tutti: non va bene che in un’amministrazione regionale di centrosinistra l’incarico di assessore alla Sanità sia affidato a un imprenditore della sanità (Tommaso Tedesco); e non va bene che un “governatore” del Pd (Antonio Bassolino) con evidenti e gravi responsabilità politiche personali per un’emergenza rifiuti che affligge drammaticamente la sua regione da oltre un decennio (e del quale la Procura di Napoli ha chiesto recentemente il rinvio a giudizio per tale vicenda), resti al suo posto.
La posizione di D’Alema e Latorre fa purtroppo il paio con l’“indifferentismo” etico di molti commentatori. Tra questi Angelo Panebianco, per il quale (Corriere della Sera del 4 agosto) il Pd rischia di restare vittima del suo stesso moralismo. Sarebbe moralismo, insomma, pretendere che chi amministra la cosa pubblica in nome e per conto dei cittadini lo faccia nel loro interesse e non in quello proprio o di qualche suo amico, socio o parente. Posizioni come queste dimostrano, in realtà, che la questione morale che investe anche il Pd nasce da un problema assai più grande: i limiti culturali e civili di una classe dirigente che nella politica, nei media, nell’economia, ha un’idea generalmente debole dell’interesse generale, del bene comune. Anche per questo gli italiani non si sentono una “patria”, anche per questo uno dei compiti più ambiziosi e più ardui che toccano al Partito Democratico è di restituire forza e dignità all’interesse nazionale.”

Franceschini e il santone di Quelo

Dalla mozione Franceschini: “Un partito che coltiva le diversità culturali al suo interno come una ricchezza, ma che cerca e trova la sintesi. Diversità non significa galleggiare e non scegliere. Significa dialogare, accettarsi e poi decidere. Nel modo più semplice e antico, quello che per noi sembrava un tabù: votando.
In questi quasi cinque mesi da Segretario ho cercato di fare così (…) E così continueremo a fare: discutere e decidere, anche sui temi più difficili, a cominciare da quelli eticamente sensibili.
Ci aspetta alla Camera il lavoro sul testamento biologico. Ci ascolteremo, dialogando. Ma alla fine decideremo la posizione del partito. Rispetteremo fino in fondo chi non si sentirà di condividerla, ma decideremo. Sarà il modo più onesto di interpretare la laicità del nostro partito e di rispettare il principio intoccabile della laicità dello stato
.”

Per Franceschini, dunque, il Partito Democratico, siccome è fatto di “diversità culturali”, ogni volta che si presenta una “questione etica” deve fare la conta e decidere a maggioranza. Il Partito Democratico rinuncia insomma ad avere una propria identità su questo tipo di temi. Ma dei temi “eticamente sensibili” non è che ci sia un elenco: una “questione di coscienza” si può invocare su qualunque argomento, essendo appunto la “coscienza” una questione individuale.

Mi viene in mente Guzzanti quando faceva il santone di Quelo e rispondeva alle telefonate.
“Pronto? Senta, cosa dice la religione di Quelo sulla tale questione?”
“Tu come la vedi?”
“Mah, non so, voi la pensate così oppure cosà…?”
“La seconda che hai detto [prende appunti]”

In mancanza di una identità propria, di valori di fondo – ed un partito esiste in quanto ha dei valori di fondo in cui si riconoscono quelli che ne fanno parte – si vota e si sceglie la linea di maggioranza. E non una volta per tutte, in un congresso fondativo: di volta in volta, via via che emergono “questioni etiche” o divergenze di qualche genere.

Chiariamo: è normale che in un partito si abbiano opinioni diverse, su moltissime questioni. Ma ci sono valori di fondo che devono definire appunto l’identità di quel partito, e sui quali non si discute. Altrimenti non è un partito politico, quello che si ottiene, ma una forza puramente numerica che sta insieme solo per poter essere abbastanza consistente; una coalizione che aggrega le idee più disparate (le “diversità culturali” come “ricchezza”) per cercare di diventare la più forte (la “vocazione maggioritaria” nella sua accezione peggiore). E se si dice che su qualunque questione si può votare e scegliere a maggioranza, si sta facendo proprio questo: si rinuncia ad essere un partito politico.

Non è questo il progetto su cui è nato il PD. La fusione di forze politiche diverse per storia e cultura ha senso se tali forze decidono che le cose che hanno in comune sono più importanti di quelle su cui divergono, e fondano sulle prime una identità di partito. Ed è con un percorso di questo tipo che si è voluto fondare il Partito Democratico, almeno sulla carta. Se viene meno questo carattere di fondo, il PD non serve; peggio: è un inganno.

Veltroni e il conflitto di interessi

Veltroni, febbraio 2008: “[Veltroni] Sfoga la sua insofferenza per la questione del conflitto d’ interessi: «Regole del gioco ci vogliono, ma non possiamo continuare a discutere di questo»“.

Veltroni, agosto 2009: “In questi anni la colpevole assenza di questa norma ha finito con il privare il nostro Paese di una regola tipica di tutte le democrazie liberali.”

(D’Alema, febbraio 2008: “Le priorità sono altre.”)

Le mozioni del Congresso del PD ridotte al nocciolo

Ho fatto un drastico riassunto delle 3 mozioni presentate dai candidati alla carica di Segretario nazionale del PD.
Avverto subito che si tratta di una sintesi molto personale: ho infatti tagliato
– tutte le parti demagogiche/propagandistiche (“C’è bisogno del PD!”, “Siamo un grande partito riformista di cui questo Paese non può fare a meno”, per es.)
– tutte le dichiarazioni di intenti vaghe, generiche e utopistiche.
– tutta la fuffa non meglio specificata.

C’è rimasto, come prevedibile, poco. Purtroppo i tre documenti sono accomunati da un evidente intento di guadagnare consenso interno e di respingere le critiche. Infatti è facile notare come Franceschini (accusato di avere troppa continuità con Veltroni, di svicolare sui temi etici e di volere un partito leggero) sottolinei che le alleanze sono necessarie, ripeta di propugnare scelte chiare sui temi etici e voglia un partito strutturato e un ruolo rilevante per gli iscritti.
Bersani (accusato di voler tornare alla struttura del PCI, di contrastare il ricambio della classe dirigente, di essere in conflitto coi teodem), d’altro canto, proclama che le primarie sono uno strumento a cui non si può rinunciare, che dal PD non si torna indietro e che il partito è pieno di giovani capaci.
A Marino si rinfaccia di essere un movimentista che sa parlare solo di laicità; e lui, nel suo documento, di laicità parla poco.

Insomma, si fa fatica a trovare, in questi documenti, delle proposte che diano al PD ciò che gli è mancato fino da oggi: un’identità chiara e una linea.

Mozione Franceschini
Fiducia, Regole, Uguaglianza, Merito, Qualità – Le cinque parole chiave del nostro PD”
[analisi generica della situazione mondiale e italiana]
“l’innovazione e la ricerca […] sono beni pubblici e non solo requisiti di mercato.”
“Dobbiamo fare arrivare agli italiani messaggi comprensibili che facciano capire a tutti non solo la nostra proposta per il problema del giorno dopo ma quale è il modello di società che abbiamo in mente, qual è la diversità dei nostri valori di riferimento.”
FIDUCIA: “[…] Vogliamo cambiare il nostro welfare e renderlo uno strumento universale che accompagni tutte le persone e le famiglie nel corso della vita, proteggendole dai rischi della povertà e dell’ emarginazione.” […] “E vogliamo che riguardi non solo i lavoratori subordinati, come nel welfare storico, ma anche i lavoratori autonomi e gli imprenditori, specie quelli piccoli che oggi sono privi di difese sociali.”
“E’ arrivato il momento di riaprire un grande confronto sulla legislazione per la famiglia.” […] “Partiamo da principi condivisi, e in particolare dalla consapevolezza che ogni persona va rispettata nel suo orientamento sessuale e nelle sue scelte di vita.”
“La fiducia va restituita anche dando risposte alle paure dei cittadini, alimentate dalla criminalità e dall’immigrazione clandestina.” […] “Bisogna recuperare fiducia dimostrando con i fatti che siamo in grado di difenderli, facendo rispettare l’ordine pubblico, se necessario con durezza come hanno fatto alcuni nostri sindaci, contrastando ogni forma di illegalità…”
REGOLE: “[…] All’economia e alle imprese servono regole semplici e stabili che garantiscano il corretto svolgersi della concorrenza, che rompano i conflitti di interessi che in Italia sono diventati silenziosamente accettati, come fossero normali, avendo davanti l’esempio della massima autorità di governo.”
“[Occorre] sviluppare istituti di welfare non solo statali, ma territoriali e sociali.” […] “Il non profit è diventato una sorta di spina dorsale invisibile del nostro paese e sta garantendo la coesione sociale anche nelle situazioni che la crisi economica ha messo in maggiore difficoltà divenendo esso stesso una risposta alla crisi.”
UGUAGLIANZA: “Ma la tendenza alla disuguaglianza va invertita anche e soprattutto con proposte attive” […] “Pensiamo per i giovani studenti a un anno di presenza all’estero finanziata, un Erasmus obbligatorio nel proprio percorso formativo”
“[…] Occorre riconoscere che oggi impresa e lavoratori sono esposti a sfide competitive comuni senza precedenti […]. Queste sfide non si vincono senza un impegno congiunto: il che implica non solo di mettere da parte le ideologie della lotta di classe ma anche superare condizioni riduttive dei patti fra produttori, cioè fra soggetti che restano fondamentalmente divisi anche se occasionalmente disposti al compromesso.”
MERITO: “L’egualitarismo indifferenziato ha prodotto nel corso dei decenni più recenti, gravi e profonde ingiustizie sociali. Per questo l’affermazione del merito può tradursi, se declinato con rigore, in un fattore di forte discontinuità culturale, in una battaglia profondamente democratica.”
QUALITA’: “Scuola, scuola, scuola e poi università, ricerca, innovazione, cultura.”
“No al nucleare del passato, pericoloso e costosissimo.”
[conclusioni]:
“Vogliamo tornare a vincere e quindi sceglieremo la strada delle alleanze anche per il governo nazionale, come abbiamo fatto nei comuni e nelle province e come faremo il prossimo anno nelle regioni.”
“Non torneremo nemmeno indietro a scelte politiche né accetteremo leggi elettorali che spostino a dopo il voto la scelta delle alleanze, sottraendo ai cittadini il diritto di conoscerle e sceglierle prima.”
“[…] Abbiamo bisogno di un confronto [interno] vero e onesto tra visioni differenti sul futuro e su quello che abbiamo fatto da quando il PD è nato.”
“[Vogliamo] un partito che coltiva le diversità culturali al suo interno come una ricchezza, ma che cerca e trova la sintesi.”
“[Testamento biologico:] Ci ascolteremo, dialogando. Ma alla fine decideremo la posizione del partito. Rispetteremo fino in fondo chi non si sentirà di condividerla, ma decideremo.”
“[Laicità:] Essere laici nelle società contemporanee significa accettare che nessuna scelta politica sia sottratta alla faticosa strada delle necessarie sintesi.” [Sic!]
“[Formazione poitica,] questa cosa preziosa e dimenticata. Indispensabile per spazzare l’idea superficiale che si possano avere responsabilità politiche senza un percorso di preparazione e di studio che comincia dal basso, dalla gavetta.”
“[Occorre] un partito che sa anche che nella società di questo secolo esistono altre forme di partecipazione a un progetto politico [oltre al tesseramento], meno stabili ma non per questo meno vere e appassionate.”
“Mettiamo un po’ d’ordine nelle regole ma non rinunciamo alla scelta che abbiamo fatto alla nascita del Pd, di affidare agli iscritti le scelte del partito e l’elezione degli organi territoriali, affiancando a loro gli elettori, da chiamare nei momenti delle grandi scelte”

Mozione Bersani
“PER IL PD e PER L’ITALIA”
“[Il PD:] Siamo tutti fondatori. Nessuno può dire io sono il Pd e gli altri non ne sono parte. Ecco l’essenza del Pd: amalgamare e unire persone diverse, incrociare percorsi che vengono da lontano con la freschezza di chi si è appena messo in cammino”
[Analisi generale dei mutamenti economici degli ultimi decenni] “La causa fondamentale della crisi viene da lontano: da oltre un quarto di secolo, infatti, i redditi da lavoro perdono potere d’acquisto ed esplodono le disuguaglianze.” […] “Si è incrinato il grande patto nazionale tra capitalismo e democrazia che aveva segnato il Novecento e si è imposto quel “pensiero unico” neoliberista che ha influenzato anche tanti riformisti.”
[Europeismo] “L’orizzonte europeo è la certezza dei riformisti italiani. Il nostro europeismo nasce dalla necessità di contribuire al governo democratico mondiale e, insieme, di promuovere la modernizzazione dell’Italia.”
[Lavoro] “Se il lavoro perde dignità, anche la democrazia si indebolisce. E per dare forza al lavoro è decisivo il rinnovamento delle forze sindacali”
“Nella cittadinanza il lavoro si esprime come attività umana che contribuisce a regolare le relazioni sociali, oltre la contrapposizione tra lavoratore e impresa.”
“Da dove ripartire:” […] “Dobbiamo concentrarci sulle questioni più gravi: la cattiva distribuzione della ricchezza e il blocco della mobilità sociale.”
“Per diventare un Paese meno diseguale l’Italia deve dotarsi di una moderna rete di sicurezza sociale”. […] “Riformare il welfare […]”
“Queste politiche sono sostenibili con un nuovo patto di fedeltà fiscale […] basato su una più equa distribuzione del carico tra i contribuenti […]
“Per affermare una reale eguaglianza delle opportunità occorre una rivoluzione copernicana che ponga al centro il merito e la responsabilità. L’Italia ha bisogno di una nuova stagione di liberalizzazioni: meno barriere di accesso alle professioni, più concorrenza nei servizi, imprese maggiormente contendibili, autorità realmente indipendenti, class-action a difesa dei consumatori.”
[Stato] “Le sfide per l’immediato futuro si chiamano attuazione del federalismo fiscale, razionalizzazione e riforma delle autonomie locali, trasformazione del Senato in Camera delle Regioni e delle Autonomie. Ma lo Stato va anche riorganizzato secondo il principio della sussidiarietà orizzontale, valorizzando le energie di civismo democratico, del terzo settore e del volontariato.”
[Sicurezza] “è facile comprendere perché esploda l’insicurezza dei cittadini, e soprattutto dei ceti più disagiati, costretti a pagare il prezzo dei nuovi venuti [clandestini] senza vederne alcun vantaggio”
[P.A] “Per realizzare le riforme abbiamo bisogno non soltanto dell’efficienza, ma anche del buon nome della pubblica amministrazione. Che si ottiene, come per le politiche industriali, attraverso meccanismi permanenti di riforma nelle molte e diverse strutture pubbliche, con strumenti efficaci di valutazione dei risultati e coraggiosi ripensamenti dell’organizzazione del lavoro, anche utilizzando l’occasione delle nuove tecnologie.”
[Laicità, valori] “È venuta l’ora di richiamare ad alta voce altri valori e altri principi: che il momento più alto di una democrazia si rivela quando il potente china il capo di fronte alla legge; che il mio benessere aumenta se anche l’altro migliora le sue condizioni; che le classi dirigenti devono educare i giovani con il buon esempio nello studio e nel lavoro.”
“Il principio di laicità è la nostra bussola, la via maestra di una convivenza plurale. La laicità si nutre di rispetto reciproco e di neutralità – che non significa indifferenza – della Repubblica di fronte alle diverse culture, convinzioni ideali, filosofiche, morali e religiose.”
“In questo spirito i democratici hanno formulato proposte di legge largamente condivise sulle convivenze civili, sul testamento biologico e sulla libertà religiosa, che vanno rilanciate senza tentennamenti in Parlamento e nel Paese.”
[Alleanze] “C’è un vasto campo di forze di sinistra, riformiste, laiche e ambientaliste che ha cominciato ad unificarsi e alle quali è giusto guardare con attenzione, così come a tutte quelle forze di opposizione che incarnano valori importanti. ”
“La vocazione maggioritaria non significa rifiutare le alleanze, ma, al contrario, renderle possibili”
[Legge elettorale] “Sul piano istituzionale noi scegliamo un modello parlamentare rafforzato in alternativa a formule più o meno mascherate di presidenzialismo, una legge elettorale chiara e non stravolgente l’architrave costituzionale, da elaborare in collaborazione con chi crede ad un bipolarismo maturo che renda
l’elettore determinante nella scelta degli eletti e del governo.”
[Identità “Nell’avvio del Pd si è pensato che l’eclettismo potesse allargare gli orizzonti e accrescere i consensi. Non è stato così. In futuro, a partire dall’azione politica concreta, dovremo porre molta cura nella ricerca e nell’elaborazione della nostra identità culturale di fronte ai grandi temi del mondo contemporaneo.”
[La forma di partito] “La questione che ci siamo posti nei mesi scorsi non è se essere un partito “vecchio” o un partito “nuovo”, ma se essere davvero un partito.” […] “Non aver chiarito questi punti fondamentali ha indebolito il cammino iniziale del Pd.” […] “Abbiamo disperso un tesoro immenso, coltivando un’insensata contrapposizione tra elettori e iscritti, quando proprio gli elettori ci chiedono più presenza organizzata nei territori e nella società.”
“[Per Bersani] agli iscritti sono riconosciuti diritti fondamentali come la partecipazione alle decisioni ai vari livelli (anche attraverso referendum) e l’elezione degli organismi dirigenti. Il Pd coinvolge gli elettori, attraverso le primarie, per selezionare le candidature alle cariche elettive con particolare riferimento alle elezioni in cui non sia presente il voto di preferenza.”

Mozione Marino
[Analisi della società italiana] “L’Italia è fatta di comunità locali coese, di coraggio quotidiano e di capacità solidale, offuscati da una narrazione in cui prevale un modello caratterizzato dall’individualismo clientelare, dalla furbizia cinica, che finisce per svuotare sistematicamente il senso civico nazionale.”
[…]
“[Occorre] riformare il campo dei media attraverso una nuova e severa legislazione antitrust”
[Il PD] “[Occorre] un partito che abbia una direzione politica chiara, frutto della partecipazione dei suoi aderenti e dei suoi sostenitori.” […] “Un partito libero dalle correnti, che abbia un assetto federale, riconosca l’autonomia dei territori e dei circoli e la sostenga con risorse adeguate.” […] “Un partito che si qualifichi non solo per la coerenza con alcuni principi fondamentali, ma per le risposte che sa offrire ai cittadini, rispetto alla loro vita quotidiana e alle esigenze che più sentono.” […] Un partito che abbia un forte respiro maggioritario, che costruisca le proprie alleanze a partire dal proprio profilo e da quello che vuole per il Paese, non in base alla convenienza elettorale o
al mero esercizio politicista”
[Analisi della crisi economica]
“Occorre prendere sul serio, al Nord come al Sud, la società a imprenditoria diffusa” […] “Ma una società a imprenditoria diffusa ha bisogno di […] una politica capace di fornire quei beni pubblici che il mercato non è in grado di produrre e di assicurare un’equa redistribuzione della ricchezza.”
“Anche la leva fiscale è importante per reperire gli strumenti necessari, certo, e la riduzione radicale dell’evasione fiscale è per noi un obiettivo strategico. Ma dobbiamo fare in modo che il fisco che non sia vissuto come punitivo dai cittadini e che sia più efficiente e rapido,”
“La qualità, l’innalzamento dei servizi e il miglioramento della vita sono anche la vera risorsa per fronteggiare […] i grandi flussi migratori. Serve massima durezza contro illegalità e crimine e al tempo stesso occorre facilitare il processo per regolarizzare le tante migliaia di brave persone che sono indispensabili all’Italia e che cercano solo serenità, lavoro, futuro.” […] “Ogni diritto negato agli immigrati è dunque un diritto negato ai cittadini italiani. La disperazione dei primi ricade come un problema amplificato e non risolto sui secondi.”
[Legge elettorale] “Occorre una legge elettorale che stabilizzi il bipolarismo, che ridia ai cittadini, attraverso i collegi uninominali, la possibilità di scelta dei propri rappresentanti, che semplifichi il sistema politico e abbatta i suoi costi anche con una diminuzione sostanziale del numero dei parlamentari.”
[Laicità] “La laicità è un metodo: significa affrontare ogni questione con rigore e con la massima obiettività possibile, nell’interesse generale e non di una parte sola. Significa non porsi nel dibattito pensando di possedere la verità o di avere ragione a priori.”
[Lavoro] “[Occorre] “Istituire un contratto individuale di lavoro unico, a tempo indeterminato con salario minimo garantito e garanzie di reddito a protezione delle fasi di disoccupazione tra un contratto e l’altro.”
[Immigrazione] “Attribuire la cittadinanza ai ragazzi stranieri nati in Italia, agli immigrati di seconda generazione, in applicazione del jus soli”
[Energie] “Contrastare il nucleare, pur continuando la ricerca,”
[Ricerca] “Riportare la ricerca al centro dell’agenda politica, partendo dall’analisi delle eccellenze nei diversi settori e identificando ambiti di investimento specifici. Aumentare gli stanziamenti, da un punto di vista delle risorse finanziarie e del loro criterio di assegnazione, ad un livello comparabile a quello dei principali paesi europei e creare nuovi
centri di ricerca. Adottare criteri di valutazione assegnazione trasparenti ed internazionalmente riconosciuti”
[Informazione] “Risolvere il conflitto di interessi.”
[Diritti civili] “Approvare la legge sul Testamento Biologico. Approvare una legge sulle unioni civili, sull’esempio delle civil partnership britanniche. Approvare una legge sull’omofobia. Consentire a singole persone di essere valutati al fine dell’adozione con il rigore che la legge già oggi richiede alle coppie.”

Un bizzarro passaggio nel testo della mozione Franceschini

Mettiamo un po’ d’ordine nelle regole ma non rinunciamo alla scelta che abbiamo fatto alla nascita del Pd, di affidare agli iscritti le scelte del partito e l’elezione degli organi territoriali, affiancando a loro gli elettori, da chiamare nei momenti delle grandi scelte, com’è certamente l’elezione di un segretario nazionale.” (Pagina 37)

Affidare agli iscritti le scelte del partito e l’elezione degli organi territoriali”? Ma è Franceschini o Bersani, a parlare?!

(No, beh, lo so che l’idea di Bersani è di affidare un ruolo ancora più importante agli iscritti. È però buffo vedere come si scelga di stemperare le differenze.)