«…io, l’Eterno, il Dio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti» (Es 20,4ss).
Il dio dell’Antico testamento, si sa, è così: incazzoso, sanguinario, spietato, vendicativo. Una divinità antica come l’epoca in cui è stata ideata. Un dio geloso, appunto. Un dio da popoli barbari dell’antichità, o da stupidi fondamentalisti di oggi.
Il dio cattolico di Papa Benedetto XVI è quello: un dio veterotestamentario per il quale la legge (sua) viene prima della misericordia, i divieti vengono prima della carità, le condanne hanno più spazio dell’agape.
È un apostolato, quello del papa tedesco, che chiaramente non ha alcun bisogno di coerenza. Ne è prova – l’ennesima – la furia requisitoria con la quale le gerarchie ecclesiastiche si scagliano oggi contro il concetto stesso di testamento biologico e contro l’idea che un individuo possa disporre della propria vita. La vita è un dono del “dio geloso”; anzi, più un prestito che un dono. Guai a rinunciarvi, guai a voler aggirare la sofferenza! Occorre soffrire sulla terra perché così ci si meriterà la beatitudine eterna- con l’intermediazione della Chiesa, ovvio.
Chi aiuta il malato terminale a morire (o stacca la spina al cadavere tenuto in vita meccanicamente) è un assassino. Però, nel condannare con violenza tali presunti “assassini”, mai che si senta una parola contro le decine di condanne a morte che vengono legalmente eseguite ogni giorno. Mai una parola contro i soldati che sganciano bombe. È chiaro: la difesa della vita ad ogni costo è solo un flatus vocis, un artificio retorico. Ciò che la Chiesa di Ratzinger vuol difendere è ciò che resta del proprio potere, e quel potere, ancora oggi, vuole far leva sulla promessa della vita eterna. Il Cristianesimo, del resto – 2000 anni fa – si basava su quello: “Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.” (1Cor 15,32).
In realtà la difesa della vita come valore assoluto non appartiene affatto alla Chiesa, né oggi né in passato; e non è ciò che essa difende: a questa Chiesa veterotestamentaria non basta fare e promuovere opere di carità, di misericordia, di amore: Ratzinger non vuol perdere la proprietà delle “chiavi del Paradiso” e il potere di decidere a chi spetti entrarci e a chi no (e il potere ricattatorio che ne consegue). Ma queste parole non può dirle apertamente perché sa che non hanno appeal, oggi.