La "piazzata" con cui stamani il sindaco di Firenze Leonardo Domenici ha voluto protestare contro il Gruppo L’Espresso è un fatto assolutamente stupefacente. Impensabile per Domenici e impensabile per il partito a cui appartiene (PD). O forse sarebbe più corretto dire che sarebbe stato impensabile nel partito da cui Domenici proviene (Pci-Pds-Ds).
Oltre all’autoincatenamento (per 2 ore) di stamani, il sindaco di Firenze ha anche rilasciato un’intervista, ieri, altrettanto sopra le righe, nella quale si dichiara schifato dalle ultime vicende e annuncia che lascerà la politica allo scadere del suo mandato (tra 6 mesi).
Bon, Domenici avrà le sue ragioni per aver sbroccato così platealmente. Ma il suo gesto mi ha dato la sensazione di un’ultima goccia. E non l’ultima goccia nel rapporto tra Domenici e la politica (fatti suoi), ma in quello tra il partito che oggi rappresenta la sinistra storica (o ciò che ne rimane) e il suo elettorato.
Parlo di "ultima goccia" perché, oltre all’inchiesta fiorentina, ci sono stati altri fatti recenti che hanno senza dubbio dato la gastrite all’elettorato del PD (che già di bocconi indigesti ne ha dovuti ingollare parecchi, in un solo anno): c’è stato l’arresto in blocco della giunta dell’Abruzzo; ci sono stati i colpi bassi tra le correnti interne; c’è l’inchiesta di Napoli e le dimissioni che Bassolino non intende dare; c’è stata, dalle elezioni fino a poche settimane fa, la sensazione di una certa fiacchezza nell’azione contro il governo Berlusconi; e c’è, anche, quel senso di caos riguardo all’organizzazione di un partito che ancora si sta fondando, che ancora non ha fatto il suo primo congresso, che ancora non fa un tesseramento.
Insomma, l’elettorato del PD ha ottime ragioni per sentirsi schifato forse quanto il sindaco di Firenze. E lo sfogo di Domenici (come quello di altri esponenti del PD fiorentino, oggi nelle cronache locali) potrebbe essere persino applaudito da quell’elettorato. "Il sistema politico-mediatico è malato e io non voglio più farne parte", dice il sindaco di Firenze. Giusto. Bravo. Sono certo che gran parte degli elettori del PD pensano anche loro che il mondo politico abbia avuto un notevole degrado negli ultimi anni. Sanno bene, spesso per esperienza diretta, che i molti discorsi sull’essere "diversi" e inflessibili sulla questione dell’onestà e dell’idealismo non erano solo parole, nel Pci; anche – e soprattutto – nelle amministrazioni locali, nei Comuni, nelle Province.
E avvertono anche, i non giovanissimi tra gli elettori del PD, che la classe dirigente attuale del loro partito non sembra altrettanto virtuosa, rispetto a quelle precedenti. O per lo meno non ci metterebbero la mano sul fuoco, credo. O sbaglio?
E i fatti recenti che ho citato sono mazzate per la credibilità della classe dirigente del PD. Come ha detto ieri Cofferati, "la gente dice basta" (però non lo dice, questo basta, la gente; non abbastanza forte, almeno).
La gente, l’elettorato, la "base" del PD potrebbe finire per fare come il sindaco Domenici, e sentirsi schifata dai propri rappresentanti politici e mollare tutto. Tuttavia non so se quella stessa gente plaudirà alle sortite di Domenici contro il degrado della politica e dei media. Ovvero, non so se uno come Domenici – così "organico" alla politica degli ultimi anni – sia credibile, in quello sfogo. Ma in fondo non posso neanche dire se la capacità digestiva degli elettori del PD sia davvero agli sgoccioli.
Credo però che il rischio ci sia, e penso che la linea della segreteria nazionale debba essere di assoluta intransigenza, in queste vicende. Sempre che la segreteria nazionale abbia la forza per esserlo, intransigente.
Non sono un sostenitore del rinnovo a tutti i costi della classe politica. Chi ha maggiore esperienza è un rappresentante e un amministratore migliore di chi non ne ha. Però forse è il momento davvero di fare scelte di questo tipo. Mi auguro che ciò non debba avvenire coartatamente e in modo traumatico.