Petrarca in barca. Un’antica suggestione

Ho iniziato a leggere la Storia confidenziale della Letteratura italiana. 2 – L’età del Petrarca di Giampaolo Dossena.

Pensare al Petrarca cosa vi fa venire in mente? Io, ogni volta che leggo o penso al Petrarca, mi ricordo inevitabilmente il “Rapido fiume che d’alpestra vena/ rodendo intorno, onde ‘l tuo nome prendi,/ notte et dí meco disïoso scendi…“. Ed ogni volta che ho provato a rileggere quel sonetto – questa è la cosa curiosa – ho pensato che no, non era mica quella, la poesia che ricordavo, quell’immagine potente di un viaggio in barca su di un fiume ingrossato e turbinoso, al freddo, in inverno, per più giorni e più notti; un’immagine che mi porto dietro da almeno trent’anni e che è la sintesi più nitida che io conosca di un’idea di letteratura (e della poetica del Petrarca, ma questo è secondario).

In realtà, nella mia memoria, si sono fuse più fonti diverse; molte fonti diverse: dal Petrarca, intanto, ho fatto tutt’uno del Rapido fiume, del “Fra sì contrari vènti in frale barca mi trovo in alto mar, senza governo” e del “Solo e pensoso i più deserti campi/ vo mesurando a passi tardi e lenti“; e di questi versi forse mi è rimasta anche la descrizione di un critico, forse Giuseppe Petronio. Ma soprattutto a quell’immagine di viaggio, bizzarramente formatasi da ricordi liceali, hanno continuato negli anni ad attaccarsi e legarsi altre suggestioni letterarie, assai diverse tra di loro, molte delle quali nemmeno riesco a ricapitolare.

C’è la Vita di un perdigiorno (Eichendorff), c’è l’Odissea, e anche il Capitano Ulisse di Savinio; c’è Innisfree, l’isola sul lago (Yeats) e il Congedo del viaggiatore cerimonioso (Caproni); e persino ci sono quei versi di Sandro Penna che dicono “La vita… è ricordarsi di un risveglio/ triste in un treno all’alba (…)“. Ci sono poi molte altre cose, tra cui ricordi cinematografici. Tutto legato a quell’immagine petrarchesca – un’immagine in senso letterale, un ricordo visivo creato non dall’esperienza ma dalla letteratura (la letteratura ce l’ha, il potere di creare autentiche visioni).

Ecco, la cosa interessante da dire(*) riguardo a ciò è il fatto che le immagini – specie le immagini di sintesi, le immagini simboliche – hanno proprio la caratteristica di veicolare una concrezione di conoscenze e suggestioni che può essere anche ricchissima. È la ben nota differenza tra la conoscenza di sintesi veicolata, appunto, dalle immagini e quella dettagliata e “logica” veicolata dalle parole.

(Sono vent’anni che ho in mente di fare un quadro, da quella immagine del viaggio fluviale. Ovviamente non mi riesce.)

(*) Oddio, son cose banali, lo ben so; van viste nella prospettiva diaristica.