Pescara: non ci siamo

Il sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso è stato rimesso in libertà (era agli arresti domiciliari) dal G.I.P., il quale non ritiene più necessaria la misura cautelativa ma – attenzione! – dice cheIn termini di gravità indiziaria il quadro accusatorio, già integralmente condiviso nel momento dell’adozione delle misure cautelari, rimane nel suo complesso confermato anche all’esito degli interrogatori di garanzia e delle ulteriori attività di indagine versate dal Pm“.

Quindi, secondo il documento con cui il gip De Ninis revoca gli arresti, D’Alfonso non è affatto innocente e l’inchiesta che lo accusa non è un errore o una forzatura del PM.

Quindi i titoli dei giornali di oggi (basati su indiscrezioni di quanto il gip ha reso oggi pubblico) sono decisamente fuori luogo. Così come appaiono fuori luogo le dichiarazioni di Veltroni (comunque abbastanza prudente) e ancor più quelle di Brutti, commissario del PD in Abruzzo. Quest’ultimo infatti si affretta a criticare l’arresto di D’Alfonso rilevando che “la prima ordinanza [quella dell’arresto] ha prodotto effetti gravi sotto il profilo istituzionale, poiche’ e’ stata la premessa dello scioglimento del comune, ed ha turbato fortemente l’opinione pubblica“, e che “Il ripensamento di oggi non annulla il danno“.

Insomma, Brutti, cioè colui che dovrebbe essere il garante dell’onestà del PD in Abruzzo, parla come se il Sindaco di Pescara fosse stato prosciolto da ogni accusa! E così non è, allo stato attuale delle cose. Se anche l’accusa di corruzione venisse derubricata in finanziamento illecito al partito, mica è un reato di poco conto, il finanziamento illecito! Un’intera classe politica è scomparsa dalla scena, nel 1992, sotto l’accusa di finanziamento illecito!

Riguardo a quelli che, all’interno del PD abruzzese, chiedono ora che D’Alfonso ritiri le dimissioni da Sindaco, non vorrei neanche fare commenti, se non sperare che il PD faccia piazza pulita di dirigenti come quelli quanto prima.

Insomma, alla prima prova di applicazione del rigore e dell’intransigenza sulla questione morale dopo la Direzione nazionale del PD, le belle parole spese da molti dirigenti e dallo stesso segretario sembrano già sfumate. Troppa fretta di assolvere e di togliere di mezzo l’immagine negativa caduta sul PD dopo le vicende giudiziarie delle settimane scorse.

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