In questo romanzo, Rainbows end (che sto leggendo e sono tipo a metà), c’è l’Università della California (San Diego, non Los Angeles) che ha dato in appalto la digitalizzazione di tutta la sua sconfinata biblioteca. Il libro si svolge nel futuro, verso il 2025. Bene, questa ditta che fa la digitalizzazione usa un metodo oltremodo efficiente: passano tra gli scaffali con un defogliatore, aspirano e sminuzzano tutti i libri e poi i frammenti vengono letti automaticamente e un sistema di analisi ricostruisce i testi. E quindi la carta triturata finisce al macero.
Un gruppo di studenti, capitanati da alcuni vecchietti, protesta contro la distruzione dei libri cartacei; altri sono d’accordo, argomentando che la digitalizzazione globale dei fondi bibliotecari è necessaria: si cerca in tal modo di contrastare una tendenza sempre più evidente, cioè quella a studiare, utilizzare e citare solo il materiale disponibile online, ignorando il resto anche nelle ricerche più specialistiche e approfondite.
Ecco, un pochino è già così.