Raffredvd quiz

Febbre, raffreddore, forse influenza. Riguardare un celebre film in dvd è la cosa più dinamica che sono in grado di fare al momento.

Posso però cavare da ciò un quizzz per i gentili lettori.

Qual è il celeberrimo film interpretato dagli attori qui sotto fotografati?


nb: Manca una delle protagoniste. 😉

Forza, è facile.

Update: Aggiungo le foto di altri due degli interpreti


Vita da single/8

Oh tell me the truth about socks!(*)

Perché ne dubiti? Perché?
Eppure sai bene  quale sia la mia passione per i puzzle, gli enigmi, i giochi di riordino del caos apparente…!
Per quale altra ragione avrei accumulato così tanti – ehm – calzini puliti senza riappaiarli, rimandando di bucato in bucato quella facile faccenda? Perché alzarsi tante mattine e dover cercare dentro il secchio due calzini dello stesso paio (rinunciando a volte a fare il paio originale – vabè, dài, se sono lunghi uguale e più o meno dello stesso colore, che importanza ha se uno si mette due calzini diversi?), perché sopportare ogni volta quel breve disagio se non per avere, infine, un impegnativo puzzle di calzini, ovvero tre secchi pieni di pezzi di stoffa (**) uguali due a due da riappaiare mettendo ad ardua prova la propria capacità di riconoscimento visivo e cromatico?

Come? Pigrizia?
CIOÈ, L’AVREI FATTO PER PIGRIZIA?!
…!!!

(*) quasicit.
(**) Senza buchi né rammendi; sono mica Father McKenzie!

Il girone dei redattori

Gianni Mura, oltre che un famoso giornalista sportivo (*), è un amante dei giochi di parole. Nella sua rubrica domenicale su La Repubblica fa uso spesso di calembour. Talvolta cita persino errori di stampa buffi.
Per questa ragione mi è venuto il sospetto che qualche redattore burlone non abbia resistito alla tentazione di non correggere il bellissimo refuso uscito oggi nel nome della rubrica di Mura, che, invece di "Sette giorni di cattivi pensieri", è diventato
settegironi
La bellezza del refuso, oltre che nello spostamento di lettera con senso, sta nel fatto che Mura, in questa rubrica, spesso mette alla berlina pessimi comportamenti nel mondo dello sport (e non solo) – anche se come Minos non ce lo vedo mica tanto. 😉

(*) E scrittore, naturalmente.

Stai attento, televisore…!

…Ché come ti ho comprato ti butto via!  Non ci metto niente!

No, è che  l’elettrodomestico(*) s’è rotto. Cioè, va via l’audio. Si abbassa, poi va via, poi ritorna un po’, poi muto di nuovo. È il tipico guasto che va a posto (per un pochino) con un delicato intervento tecnico amatoriale (manata sopra).
Ora, a me non dà tanto fastidio che vada via l’audio, o si abbassi. Anzi, i programmi sono più interessanti con questa cesure random. E io da anni la tv la guardo solo facendo altre cose; non c’è niente di abbastanza interessante, tra i programmi, da dedicargli la piena attenzione.

Però che l’audio torni solo durante la pubblicità, eh no! Questo è troppo!

(*) Definizione coniata da Eduardo De Filippo, AFAIK: il drammaturgo ricevette un telefonata da parte di una gentile e solerte impiegata della Raiche per presentarsi esordì dicendo: “Buongiorno, qui è la televisione che parla”. Eduardo non poté resistere, e rispose: “Un attimo che le passo il frigo”.

La trama si infittisce

Il commissario Bouchon era perplesso. Non c’era nessuna traccia degli esseri che avevano spaventato cinque persone la notte precedente.
Uno dei cinque era morto d’infarto – di paura – ma gli altri quattro avevano indicato con esattezza i luoghi degli avvistamenti…

turacc1turacc

Vado a Forlì, anzi no

Oggi avrei dovuto andare a Forlì alla Fiera d’arte Contemporanea 2007; il mio gallerista ha uno stand, ha portato roba mia, dice "vieni anche te ché ci ho i biglietti omaggio".
Però, vuoi per altre cose sovrappresemi, vuoi perché piove e non ci ho voglia, vuoi infine per il fatto che, ahò, il gallerista c’è apposta per sobbarcarsi ‘ste cose, non ci vado.
Però chi si trova da quelle parti e ci vuole andare…
Quella di Forlì è una fieretta in crescita, fatta seriamente (dice il gallerista), a differenza di tante pseudo-fiere le cui offerte di spazi mi arrivano a casa regolarmente.

Web pathology

L’altro giorno, essendo andato a Prato per vedere una roba d’arte, avendola veduta, avendomi i piedi portato casualmente davanti alla Mondadori di Prato, essendovi entrato, ho comperato 2 libri (*).
Due libri di blogger.

Guidando poi verso casa, ho realizzato mi sono reso conto di un’allarmante strategia nel mio comportamento: cioè, i libri scritti "sul web" li compro in libreria e i libri "normali" li compro sul web?!
Oddio. Che vorrà dire?!

Allora ho acceso la radio e amen.

(*) Si apre oggi la Fiera della Subordinata Implicita! Fino a domenica!

El topo (*)

Sto movimentando 5 librerie stracolme. Invoco il dio dei bibliotecari e quello degli assistenti bibliofili.

La causa di tutto ciò è un topo.
Ho tentato ogni mezzo per eliminare l’invadente roditore che da tempo – a giudicare dai rumori – si è stabilito dietro le librerie. Ho provato ogni tipo di trappole…
…senza alcun risultato. Neanche col veleno.
L’infame clandestino è furbo.

Extrema ratio, mi sono deciso a spostare alcune (5) delle librerie nella zona topica (doppio senso).
Ma sapevo di andare incontro ad un compito improbo.
Svuotata solo una libreria e mezza, sono già in emergenza-spazio vitale.

Prevedo di finire nel 2008.

Dice: "Ma non hai un gatto?"
Sì, ce l’ho il gatto. Fieramente felino, maschio, nel pieno delle forze (3 anni), vorace (di croccantini).

Eccolo intento nell’opera di repressione roditori:

(*) Dopo i titoli di canzoni, titoli di film; un classico per i redattori in crisi di creatività.

La monarchia genera cretini?

Qualche mezzo millennio fa, è cosa nota, le famiglie regnanti erano particolarmente predisposte a tare genetiche. Era l’effetto dei matrimoni tra consanguinei: poca varianza nel DNA dei genitori genera figli, come dire, sfigati.

Questo dato storico-biologico mi torna in mente ogni volta che uno dei Savoia apre bocca in pubblico (o spara in privato). Ci dev’essere qualcosa nel loro DNA che li rende svantaggiati, diversamente intelligenti; ok: cretini, diciamolo.

Mi riferisco naturalmente alla sparata del rampollo: Manu Berto vuole i danni per essere stato esiliato. La Costituzione italiana ha cacciato suo nonno e tutti i discendenti maschi; chiedere un risarcimento per gli effetti di un articolo della Costituzione è come dire che quell’articolo era illegale.
Qualcuno potrebbe spiegare al principino, in stampatello e come se avesse 4 anni, che, sebbene le leggi possano essere incostituzionali, non si dà che la Costituzione possa essere illegale? È una atautologia; non ha senso legale.

Ok, lui la denuncia la fa (minaccia di farla, rattle!) alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo: mi hanno condannato per colpe commesse da mio nonno, pensa il patrizio 35enne, e questo è ingiusto!
Ci ha ragione! La colpa è individuale, non può ricadere sui parenti e discendenti (checché ne dicano il Vangelo – Mt 27,25 – e l’adagio popolare).

Ma, certo a causa delle tare genetiche di cui sopra, Manu Berto e il suo impresentabile babbo sembrano dimenticare quella clausoletta che ha caratterizzato tutte le monarchie: l’ereditarietà. Le monarchie sono ereditarie. I re abdicano passando lo scettro ad un altro della famiglia (come fece Vittorio Emanuele III nel 1946). I discendenti di un re pretendono il loro trono.

Questo – lo capirebbe anche un cretino plebeo – rende i membri di una famiglia reale un filino eccezionali rispetto all’individualità della colpa – se tale colpa consiste nel voler esercitare il diritto di successione.
Sarà mica stato per questo che il Costituente cacciò dal territorio della Repubblica non solo il re ma anche tutti i discendenti maschi potenzialmente suoi successori?
Mah. Forse no. Forse pensò solo di fare un favore alla neonata Repubblica Italiana levandogli dai coglioni una stirpe di cretini.