Il mercato dell’arte spiegato agli esordienti

Avendo una certa esperienza e frequentazione del mondo dell’arte, provo a mettere tali conoscenze a disposizione degli artisti esordienti e degli aspiranti tali (so già che me ne pentirò).
Ecco quindi un po’ di regolette, così come mi son venute in mente.

I galleristi (quelli veri) sono mercanti. I mercanti non necessariamente sono galleristi.

Il gallerista che ti chiede il 50% è onesto. Se ti chiede di meno puoi avere qualche dubbio (se sei in Italia).

Il gallerista che ti chiede dei soldi non è un gallerista, e neanche un mercante. Se invece ti chiede di regalargli un’opera alla fine della personale/collettiva/fiera/rassegna, allora ok.

Le opere d’arte, per il mercante/gallerista, si chiamano "lavori"; o anche "pezzi".

Le gallerie sono specializzate; è inutile proporre esordienti a chi tratta paesaggisti dell’800.

L’interlocutore/mediatore, per un artista, è il mercante d’arte; l’acquirente è la media e alta borghesia: farsene una ragione.

Per lavorare con un gallerista che non ti conosce devi avere delle referenze. Se non hai referenze conviene provare a presentare il proprio lavoro ad un critico che lavora con quel gallerista, piuttosto che al gallerista stesso.

Le mostre presso gli enti pubblici possono aiutare a farsi conoscere; ma non necessariamente qualificano chi vi partecipa. Quel che conta è che facciano un buon catalogo.

Le mostre organizzate dagli enti pubblici o associazioni mettendoci solo lo spazio espositivo e senza stampare cataloghi e fare promozione sono abbastanza inutili.

Gli enti pubblici possono anche essere acquirenti/committenti, certo.

Le fiere d’arte autentiche sono meno delle fiere d’arte fasulle. Queste ultime vendono gli stand agli artisti e stampano cataloghi mastodontici vendendone le pagine agli espositori. Sono una perdita di tempo e denaro. Le fiere d’arte autentiche, invece, vendono gli stand a galleristi, mercanti, editori, associazioni.

Le fiere d’arte autentiche che lavorano, in Italia, sono poche. La numero uno è Bologna (Artefiera); poi c’è Milano (Miart), ma molto distanziata; poi ce ne sono altre (Torino, Forlì etc.). Non ho dati aggiornati sulle minori.

Gli spazi pubblicitari sulle riviste d’arte li devono comprare i galleristi. Lo stesso per i redazionali pubblicitari dichiarati. L’articolo pubblicitario non dichiarato può pagarlo anche l’artista; ma non è una buona idea, a meno che non si tratti di un articolo spontaneo e non concordato che poi l’artista remunera di sua iniziativa regalando un pezzo al critico che l’ha scritto.

N.B: i mercanti d’arte sono mercanti.

10 commenti su “Il mercato dell’arte spiegato agli esordienti”

  1. avendo passato ogni fase descritta qui sopra, nn posso che essere daccordo con quello che dici. Anni fa ho girato più gallerie che bar, frequentato associazioni, studi di artisti già quotati, e alla fine mi sono messo nelle mani di un mercante, che ogni due settimane veniva in studio e mi portava via i pezzi migliori per pochi spicci…poi uno con il tempo allunga l’occhio e diventa più scaltro, ma all’inizio quante energie sprecate pensando di far bene…basta uscire dall’italia e la situazione cambia, qui ci vogliono mangiare in troppi e nn si va avanti per meriti, ma solo per spinte. Però l’arte…che bella cosa 🙂

  2. molto carino questo post… sarebbe interessante (ma non ho il morale per dire cose né simildivertenti né profonde), appronfondire l’argomento cataloghi, perchè ci sono tali schifezze in giro… ciao mas.

  3. io so’ ancora malaticcio, ma roba da poco.

    i mercanti d’arte sono benemerite persone piene di lodevoli qualità e mi rifiuto categoricamente di sparlarne.

  4. I mercanti d’arte, caro mio son come le opere… immortali:)*

    Peggy;)

    ps: sei guarito tu?

  5. Io avrei concluso con un:

    “Gli artisti contemporanei affermati in precedenza facevano le prostitute.

    Tutti i mercanti d’arte sono omosessuali.”

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