Generazionali di più generazioni

Non ho capito bene il criterio con cui Massimo Arcangeli ha scelto gli autori da inserire nel suo "Giovani scrittori, scritture giovani: ribelli, sognatori, cannibali, bad girls". Del resto non l’ho letto; ho letto solo la recensione che ne ha fatto Enzo Golino su Repubblica di martedì, da cui evinco che gli scrittori generazionali, per l’autore, sono quelli che hanno dato forma alle loro opere usando una lingua provocatoria, di rottura e legata al linguaggio dei giovani.
Quel che è certo è che il testo di Arcangeli ha un’impostazione storica e la sua cronologia parte dal dopoguerra, addirittura dal "Diario della signorina snob" di Franca Valeri.

Però: sto parlando di un articolo che parla di un libro che parla di libri. Tra me e i libri di cui parla Arcangeli ci sono dunque 3 livelli, dei quali conosco solo il primo. Non è il caso di entrare nel merito.
La storia tracciata nel saggio passa comunque attraverso Maria Corti, Umberto Simonetta, Renzo Paris, Radice&Ravera, Enrico Palandri, Andrea Di Carlo, Pier Vittorio Tondelli, Stefano Benni, Aldo Busi, Claudio Camarca, Andrea Carraro, Rossana Campo, Silvia Ballestra, Enrico Brizzi, Aldo Nove, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa, Niccolò Ammaniti, Sandro Veronesi, Pulsatilla.
La Pulsa è la migliore delle ultime generazioni – così Golino dice che Arcangeli dice: forse anche lui ha visto il talento che si intuisce in La ballata delle prugne secche.

Traduzioni a pezzi-e-bocconi

Gli amici prima di tutto – Brassens

No, non era la "Zattera
Della Medusa", quella barca,
che si dica in fondo ai porti,
in fondo ai porti.
Navigava placidamente
sul Grande Stagno delle Anatre,
e si chiamava "Gli amici prima di tutto",
"Gli amici prima di tutto".

I suoi "Fluctuat, nec mergitur"
Non erano letteratura,
e non se ne abbiano a male gli jettatori
gli jettatori,
Il suo capitano e i suoi marinai
non erano dei figli di puttana,
ma degli amici liberi e franchi,
degli amici prima di tutto.

Non erano degli amici di lusso,
dei piccoli Castore e Polluce,
né gente di Sodoma e Gomorra,
Sodoma e Gomorra.
Non erano amici scelti
da Montaigne e La Boétie.
Si davano delle gran pacche sulla pancia,
gli amici prima di tutto.

Non erano neppure dei santi.
Il Vangelo, non l’avevano letto,
Ma si amavano a vele spiegate,
a vele spiegate.
Jean, Pierre, Paul e compagnia,
era la loro sola litania
il loro Credo, il loro Confiteor
per gli amici prima di tutto.

Al minimo segno di disfatta,
era l’amicizia che stava di guardia
che gli indicava il nord,
gli indicava il nord.
E quando si trovavano in pericolo,
quando con le braccia lanciavano l’S.O.S.,
li avresti detti dei radiofari,
gli amici prima di tutto.

A un ritrovo dei buoni amici
raramente si dava un bidone.
Quando uno di loro mancava a bordo,
era perché era morto.
Sì, ma mai, mai e poi mai
si riempiva quel vuoto:
cent’anni dopo, destino infame,
Ci mancava ancora.

Di battelli ne ho presi tanti,
Ma il solo che abbia tenuto duro,
che non abbia mai cambiato rotta,
mai cambiato rotta,
navigava placidamente
sul Grande Stagno delle Anatre,
e si chiamava "Gli amici prima di tutto",
"Gli amici prima di tutto".

Calcio, per una volta parlo di

 Calcio. Quello col pallone, non quello che Mendeleev chiamò Ca.
Una volta i calciatori che rifiutavano una convocazione in Nazionale venivano considerati più o meno traditori della patria. L’unico caso che mi viene in mente è quello di Gigi Meroni, che però era stato convocato a condizione che si tagliasse
la zazzera.

Ma ecco che oggi è stato escogitato un metodo per evitare le fatiche in maglia azzurra senza ricevere alcun biasimo: si indice una conferenza stampa e si dichiara che, per problemi fisici, abbiamo "chiuso con la Nazionale". Ganzo! Nesta e Totti hanno sperimentato il metodo con successo.

 Cioè. Non ho capito. Tu continui a giocare nel tuo club però per la Nazionale hai "problemi fisici"?
E che differenza c’è con il rifiutare la convocazione? La rifiuti prima che ti arrivi, ok; bella furbata. La cosa strana in ogni modo è che nessuno si indigna, neanche i giornalisti sportivi che tanto facilmente producono di continuo demagogia da quattro soldi.

 No, così per dire.