Un nuovo articolo di David Foster Wallace

Federer come esperienza religiosa

Neanche a farlo apposta, se ne parlava oggi, di quel genio di DFW, ed ecco che sul New York Times  viene pubblicato un suo nuovo, lungo articolo sul tennis.
Chi ha letto "
Tennis, tv, trigonometria, tornado e altre cose divertenti che non farò mai più" avrà presente come l’ex tennista juniores Wallace scrive di Tennis. Tant’è vero che il nuovo articolo si intitola "Federer as Religious Experience".
E ovviamente dire che parli di tennis è come minimo superficiale.

L’articolo sta qui, ma bisogna registrarsi (gratis) per leggerlo.
In alternativa posso spedire la versione solo testo a chi ne fa richiesta.

Update: ora che ho finito di leggerlo, posso dire che l’articolo è interessante ma avrei delle obiezioni sulla evoluzione del tennis enfatizzata da DFW: 1. Federer non "discende" da Lendl ma piuttosto dal quel gruppo di giocatori americani che iniziarono ad anticipare molto i rimbalzi, il più celebre dei quali (e ancora in attività) è Agassi (all’epoca pieno di capelli e vestito, in campo, come un writer), il cui gioco veniva paragonato ad un flipper.
2. Nel dire che Federer è il primo giocatore che supera il periodo dei top-tennisti di pura potenza e repidità, Wallace dimentica ingiustamente Pete Sampras.

10 commenti su “Un nuovo articolo di David Foster Wallace”

  1. Tornata da qualche giorno mi sto leggendo un po’ tutto quello che ho “perso” del tuo blog… Grazie per avermi detto che DFW si è sposato: meglio averlo saputo da te che da altri 😉

  2. molta discrezione e pudore, attorno a questo matrimonio: sembra che per gli americani DFW-addicted suoni un po’ sacrilego indagare sulle cose private del mito. curioso.

    btw, egli è sposato da poco, sarà un anno e poco più. nessuna notizia sull’identità della moglie, a parte il fatto che dovrebbe essere una pittrice o ‘scultrice’, non famosa. (sì, nelle interviste audio DFW ha questa voce da ragazzino, con la chiusa stupita.)

  3. oh be’, dai, che tenero. adesso aspetto la nascita del primo figlio (e soprattutto il nome che gli verrà dato!)

    e, parlando di nomi, la toponomastica americana è affascinante: andare in chiesa a normal, poi insegnare a pomona, che roba!

    (carina, l’intervista. hai notato il tic wallaceiano? lui, alla fine delle interviste, saluta sempre con l’aria stupita, tipo: “già fatto!”, come la bambina alla quale hanno appena fatto l’iniezione).

  4. @utente anonima (ah ah!):

    1)eh, si fa presto a dire “c’è”, lo spiritualismo. citare, prego.

    2) macché razzista, mapperfavore! allora sarebbe razzista anche dire che gli scozzesi sono avari!

    5) ah ecco. ora sta coi labrador, suppongo. 😀

  5. 1) c’è, e poi frequentava la chiesa mennonita di normal (ill.) in periodo post-ij

    1 bis) sì, d’accordo, adesso vive in california, quindi chissà…

    2) questo stereotipo è razzista (e in quanto abitante e nato da queste parti cosiddette calienti, dovresti sentirlo anche tu)

    3) era il vero punto

    5) ho scoperto che è stato un bel po’ con Mary Karr (una poetessa, cinque anni più di lui) (avrebbe tatuato il suo nome da qualche parte) (horror).

  6. Sembra che nessuno nell’ETA sia un possibile Federer. Eccetto forse John Wayne.

    1. Dici? Io non ho visto traccia di questo spiritualismo; neanche dove si lancia in voli pseudometafisici e cita parodisticamente l’Aquinate.

    2. Mah, neanche qui ho visto razzismo. Semmai lo stereotipo del sud caliente vs. il nord(europa) acculturato.

    3. Quando lo metti, il punto 3, ti risponderò. 😉

    4. Confermo anch’io (e senza influenza del di lui sex appeal) gli Zidane moments. 🙂

    5. Boh. Il fatto che parli della sua spouse ovviamente non fa testo. Ora mi informo. 😉

    aggiungo un commento all’articolo di Wallace, ma lo metto nel post.

  7. be’, questo articolo è un’ottima nota a piè di pagina di infinite jest.

    a me colpiscono le seguenti cose:

    1) wallace crede in dio o qualcosa del genere (cosa di cui mi stavo accorgendo, nel rileggere in questi giorni consider the lobster, con grande è-più-forte-di-me rammarico;

    2) quando paragona l’incontro federer/nadal a uno scontro mitico nord/sud, dfw (ehi, shame on him) si dimostra sottilmente razzista, poiché la distanza sull’asse N/S tra la svizzera e la spagna è pur sempre inferiore a quella che separa spesso l’inghilterra dagli usa, e non credo gli sarebbe venuto in mente un simile pensiero se la finale di wimbledon si fosse svolta tra un, mettiamo, londinese e un nativo di washington d.c.;

    4) mi sono beata della risposta di federer (giocatore di calcio prima di scoprire che il tennis era la sua strada) su quali fossero altri atleti “beautiful”. eh sì, perché nonostante zidane abbia un q.i. addirittura inferiore a quello di totti, nonostante si sia comportato da selvaggio maleducato e soprattutto imbecille, nonostante io abbia tifato per l’italia ecc., nulla toglie che il gioco di zidane (non in quella finale, s’intende) provocasse esperienze del genere descritto da dfw.

    5) infine, la cosa fondamentale: ma wallace si è sposato? (o lutto!) (e con chi?)

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