Unipol, Legacoop, DS: facciamo un po’ di chiarezza

No, perché le montagne di puttanate che si leggono in giro cominciano a minacciare di crollare per la loro stessa mole (e non è detto che ci resti sotto chi le ha prodotte, purtroppo).

Allora, un signore abile che risponde al nome di Giovanni Consorte è finito a presiedere l’Unipol. E’ un ingegnere chimico, ma si è formato come dirigente aziendale (master alla Bocconi compreso) in Unipol e Legacoop.
Consorte presiede l’Unipol dal 1996. Qual è la situazione tra Unipol, Legacoop e Ds nel ’96? Sarebbe un po’ lungo dirlo qui, come sarebbe lungo spiegare l’evoluzione del movimento cooperativo negli ultimi 20 anni. Ricordiamo solo 2 cose: 1, come, dopo tangentopoli, sia aumentata la distanza tra i partiti di sinistra e la Legacoop (soprattutto in termini di attenzione alla legittimità anche formale dei rapporti); e 2, come sia cresciuto il peso delle grandi aziende cooperative nel movimento, non senza contrasti e conflitti interni. Ok, teniamo a mente ‘ste due cose.

Torniamo a Consorte. Come si diceva, ha lavorato in Unipol, poi in Legacoop, poi ancora in Unipol. Nel ’96 probabilmente non era conosciuto come imprenditore spregiudicato e ben lontano dai valori dello statuto della Lega Nazionale Cooperative e Mutue (il vecchio nome); però più tardi sì, più tardi – ben prima dell’opa BNL e di qualunque problema giudiziario – dentro la Legacoop si sapeva che tipo fosse: un imprenditore spregiudicato e accentratore che nel giro di qualche anno ha cominciato a considerare l’Unipol come sua proprietà; un imprenditore che sarebbe stato bene tra i socialisti di Craxi.
Come mai dunque – al di là di quello che sarà l’esito delle accuse a suo carico, ancora da acclarare – Giovanni Consorte è rimasto lì dov’era?

Intanto ricordiamo una cosa che sembra molti fatichino a tener presente (specie parlando di presunte esenzioni fiscali): l’Unipol è una società per azioni; non è una cooperativa. Risponde agli azionisti. Sono i detentori del pacchetto di maggioranza che possono cambiare il presidente o l’amministratore delegato. Non certo questo o quel partito politico.  E qui si torna alla varietà di posizioni all’interno della Legacoop, divergenze che probabilmente sono all’origine dell’errore (a posteriori è facile dirlo) consistito nel lasciare uno come Consorte al vertice assoluto di Unipol.

Divergenze che sono venute fuori, violentemente, anche in questi giorni, in forma di attacchi interni alla dirigenza DS. Attacchi veramente suicidi, ma su questo torno poi.

Allora, Consorte, quel tipo lì che si diceva, progetta di comprare la BNL. C’è un progetto preciso, parecchi in Legacoop sono d’accordo, parecchi contrari; in particolare si sfilano dalla scalata l’Unicoop, grande azienza toscana del commercio, e il Monte dei Paschi di Siena.
E nel mondo finanziario? che ne pensano i cosiddetti "poteri forti" del fatto che una banca come BNL finisca in mano dell’Unipol? Non sono contenti. Ma per nulla! Basta leggere le cronache degli ultimi 8 mesi con un po’ d’attenzione. BNL non è la Banca Unipol (Unipol ha già la sua banca, per chi non lo sapesse), e ciò che "contiene" è fonte di notevole potere. Senza star a far complottismo o dietrologia, anche questo ha un peso (Bankitalia deve ancora pronunciarsi sulla liceità dell’opa, anche se ormai è difficile che il parere sia favorevole – e non certo per il rapporto tra il capitale dello scalatore e dello scalato).

E Fassino che c’entra? Fassino è segretario dei DS da 4 anni. Sa che i rapporti tra partito e Legacoop sono diversi e più allentati rispetto al passato. Tuttavia tutti i dirigenti di partiti di sinistra, nazionali o locali, hanno un parere sull’opa BNL – come è legittimo -, compreso Fassino. Fassino sa anche che una parte della Legacoop non condivide la scalata; e anche che nel partito, nei DS, ci sono pareri contrastanti (del resto, non bisogna scordarlo, nei DS ci sono delle correnti; nell’89 erano 3; ora sono almeno 2 – o 4, a seconda del contesto).
Fassino rende pubblica la sua posizione a luglio, "benedicendo" sul Sole24ore la scalata di Unipol a BNL, pur senza compromettersi: il suo è un appoggio politico, esterno, a quella parte della Legacoop e dei DS che approvano l’operazione di Consorte e soci. (In quell’occasione chi si irrita di brutto, vedendo la presa di posizione di Fassino, è Francesco Rutelli: anche questo spiega gli attacchi scomposti degli ultimi giorni a Fassino dall’interno del Centrosinistra.)

C’è poi la telefonata intercettata e pubblicata, dalla quale si evince chiaramente che Fassino è del tutto al di fuori da quelle vicende. Tanto rumore per nulla, su quella telefonata; ma tanto rumore provocato ad arte, sapendo che su quella grancassa avrebbero battuto non solo i soliti demagoghi del centrodestra ma anche tanti altri. E tuttavia gli stessi berluscones del Giornale non prevedevano probabilmente quante stilettate suicide sarebbero volate nel partito di Fassino e D’Alema e nel resto del Centrosinistra. Tutte reazioni comprensibili, alla luce delle varie posizioni interne ai DS, ma assolutamente assurde a 4 mesi dalle elezioni politiche.
A che scopo si rischia il risultato elettorale per indebolire la corrente maggioritaria dei DS e il suo peso nella coalizione? Boh. Son quelle cose che sputtanano – quelle sì, mica le pudiche telefonate di Fassino! – la famosa differenza morale eredità della Sinistra storica.
A meno che a sinistra non ci sia gente così convinta di aver già vinto le elezioni che sta già preoccupandosi degli equilibri interni.

Quindi, ricapitolando: un contrasto tra grandi aziende, sui cui prendono posizione (come sempre) parecchi politici, in cui interviene la Magistratura, e che viene usato dai media di proprietà del presdelcons come clava contro gli avversari politici, con l’aiuto (sperato e previsto) delle divisioni interne di quegli avversari: è il primo esempio del fatto che Berlusconi non si farà scrupolo davanti a niente, da qui al 9 aprile, per cercare di vincere le elezioni.

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