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La vita secondo il Papa

Venerdì il Vaticano ha fatto conoscere l’istruzione della Congregazione per la dottrina della fede "Dignitas personae". Si tratta di una lista di precetti morali che la Chiesa impone ai suoi membri:
– No alla fecondazione assistita sia omologa che eterologa
– no alla eliminazione volontaria degli embrioni nel contesto delle tecniche di fecondazione in vitro
– no a quella variante della fecondazione in vitro che è la Intra Cytoplasmic Sperm Injection (ICSI),
– no al congelamento di embrioni,
– no al congelamento di ovociti,
– no alla riduzione embrionale,
– forti dubbi sulla diagnosi pre-impiantatoria per le evidenti ricadute eugenetiche,
– no alle forme di intercezione e contragestazione,
 -no alle proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione o del patrimonio genetico umano,
– no alla clonazione,
– no ai tentativi di ibridazione,
– no all’uso delle staminali embrionali a fini di ricerca,
– no all’uso per la ricerca di "materiale biologico" umano di origine illecita, cioé embrioni o linee cellulari.

Tutti questi "no", ha specificato il Vaticano, "sono in realtà un grande ‘sì’ alla vita".

Se questi maniaci dovessero governare, io mi sparerei. Per rispetto della vita, ovviamente.

E Walter lanciò il Facebook party

E così Veltroni ha provato anche a organizzare una festa dei suoi fan su Facebook. Una cosa perfettamente nel suo stile, a quanto pare: discoteca fighetta, musica e video in sottofondo, clima informale. E’ la prima volta, mi pare, che un politico italiano organizza un raduno reale dei suoi fan "virtuali". Fino ad oggi, del resto, gran parte della classe politica italiana è rimasta sostanzialmente al di fuori del web; e certamente quelli che hanno usato in modo opportuno quel tipo di canale sono… Uhm, forse solo Di Pietro?
Forse si sta muovendo qualcosa, specie attraverso l’uso delle reti social, ma ancora non si può dire se i canali web saranno usati dai politici soltanto come ulteriore vetrina di propaganda unidirezionale o se qualcuno saprà invece sfruttarne le peculiarità.

Certamente la festa organizzata dal leader del PD è un esperimento intelligente. Magari goffo, certamente troppo propagandistico (un incontro fine a sé stesso, senza un obbiettivo o una ragione che fosse anche il semplice "no al governo Berlusconi"); però è l’esperimento di una cosa nuova, appunto. E il risultato non dev’esser stato tanto diverso dal dopo-comizio del leader in una Festa de L’Unità.

Nondimeno le critiche dall’interno del web sono fiorite subito. Forse fatte più che altro di settarismo, dato che, al momento, non ho letto uno straccio di argomento per spiegare cosa ci sia di tanto scandaloso e/o ridicolo nella Festa feisbucchiana di Veltrons. (Per carità, non che non ce ne siano, di motivi per criticare quell’iniziativa. Però bisogna anche decidersi: non è che si può dare contro i politici perché non usano il web e poi criticare anche quelli che lo usano, inizialmente, "da politici"!)

La mia impressione è che Veltroni stia cercando un canale di comunicazione che non coincida con il partito e le sue strutture. Un po’ come fanno quei politici che aprono una loro fondazione (il riferimento a D’Alema non è casuale). Ma sicuramente la festa feisbucchiana nella zona Ostiense di Roma, in tal senso, non è stato più che un ballon d’essai.

Resta inteso, dal mio punto di vista, che il principale problema che ha Wally non è la mancanza di un canale di propaganda bensì di contenuti concreti, forti, credibili e adeguatamente sostenuti da tutto il suo partito.

Le scelte di un vero statista

Berlusconi, ieri sera, ha detto che lui non poteva mettere il veto sulle decisioni dell’UE sull’ambiente.

Qual è la ragione con cui il Presdelcons ha argomentato questa importante decisione (che è un dietrofront rispetto alle dichiarazioni precedenti)?

"Non posso passare per nemico dell’ambiente e dare alla Sinistra motivo per attaccarmi."

Ecco. La politica ambientale di un Paese smerciata per ragioni di propaganda.

(Certo, quella è una giustificazione di facciata per nascondere una sconfitta delle pretese italiane in sede europea; ma fa impressione che Berlusconi usi tranquillamente un argomento così platealmente demagogico, apparentemente impresentabile e evidentemente squalificante.)

Marcia indietro sulla Legge Gelmini: faccio dietrologia

Dunque è bastata una breve riunione tra Berly, Tremonti, Gelmini e Valentina Aprea (presidente della commissione Cultura della Camera) per mettere da parte – almeno provvisoriamente – i provvedimenti più contestati della Legge Gelmini.

Ora, en passant faccio notare che quella legge è stata promulgata con decretazione d’urgenza (e ora si fa slittare!). Alè.

Faccio notare anche che il Parlamento ha approvato il decreto – che ora è legge, appunto – con il testo e le date in esso specificate. Se non è questo un esempio della riduzione del Parlamento a notaio del Governo…!

Ma soprattutto (e qui faccio dietrologia) mi chiedo: perché questa decisione improvvisa di fare marcia indietro?
L’abolizione di fatto del tempo pieno, la riduzione dell’orario, la dequalificazione dell’insegnamento obbligatorio erano provvedimenti che avrebbero certamente fatto calare il consenso verso il Governo, non appena attuati. È questa la ragione della brusca frenata voluta da Berlusconi?

Insomma, ciò che mi chiedo è se tanta attenzione al consenso popolare mostrata da Berly (anche al di là di questo singolo episodio) non sia la premessa per altre, più gravi riforme che potrebbero essere accettate, appunto, solo avendo un’opinione pubblica largamente favorevole al Governo.

Oh, l’ho detto che facevo dietrologia, eh.

Una primaria per due

A Firenze, dopo la fibrillazione causata dall’inchiesta giudiziaria e dalle intercettazioni telefoniche, il Partito Democratico ha tratto un dado. Un dadino, via.
Veltroni e i dirigenti regionali toscani si sono trovati oggi a Roma e hanno preso una decisione: si fanno le primarie "di coalizione". Che sono le "primarie di coalizione"? Sono elezioni primarie
aperte anche a candidati di altri partiti – di quei partiti già attualmente alleati col PD per il governo di Firenze, presumibilmente – che vorranno presentarsi in coalizione col PD per le prossime amministrative, sostenendo un candidato sindaco comune che uscirà appunto da queste elezioni primarie.
Ah, nel conclave romano si sarebbe scelto anche di fare un turno di ballottaggio, qualora dalle primarie non esca un candidato con una netta maggioranza.

Che vuol dire? Vuol dire, intanto, che il PD porterà solo 2 candidati alle primarie (invece dei 4 in corsa prima della bufera su Castello). Infatti ci vuole almeno il 35% dei voti della Direzione comunale per essere candidato del PD alle primarie di coalizione. Ergo, più di due non se ne scelgono. (*)
Chiaramente sono ammessi anche candidati non espressi dai partiti: basta che raccolgano tot firme. Quante siano le tot firme, è da decidere, così come la percentuale per evitare il ballottaggio.
Con questo meccanismo, pare che Renzi e Cioni – due dei 4 candidati PD – resteranno fuori. Raccoglieranno le firme, dicono già da ora.

Quindi, con una inchiesta in corso, con 3 dimissioni nella giunta comunale, con le intercettazioni pubblicate sui giornali, con l’attenzione nazionale puntata su FIrenze e la "questione morale", il PD prende una decisione che non appare così intransigente e rigorosa. Sembra più una rimescolata.
Chiaramente per dire se una scelta diversa, più netta e dolorosa, sarebbe stata necessaria, occorrerebbe conoscere meglio i fatti dell’inchiesta giudiziaria, al di là di ciò che è stato pubblicato sui giornali. Mi auguro che i dirigenti PD abbiano vagliati quei fatti, prima di NON decidere che chi fosse coinvolto in quell”inchiesta avrebbe dovuto uscire dal partito.

(*) Il perché di questa regola dei due candidati lo ignoro.

nessun titolo

cacicco: [ca-cìc-co] o cacico s.m. (pl. -chi)

In Messico e in altri luoghi dell’America centrale, titolo dei capi di tribù indigene all’epoca della dominazione spagnola. estens. Detentore o accaparratore del potere [Dallo spagnolo cacique, e questo dal caraibico (aruaco) kacik].

L’elettorato del PD e l’ultima goccia

La "piazzata" con cui stamani il sindaco di Firenze Leonardo Domenici ha voluto protestare contro il Gruppo L’Espresso è un fatto assolutamente stupefacente. Impensabile per Domenici e impensabile per il partito a cui appartiene (PD). O forse sarebbe più corretto dire che sarebbe stato impensabile nel partito da cui Domenici proviene (Pci-Pds-Ds).
Oltre all’autoincatenamento (per 2 ore) di stamani, il sindaco di Firenze ha anche rilasciato un’intervista, ieri, altrettanto sopra le righe, nella quale si dichiara schifato dalle ultime vicende e annuncia che lascerà la politica allo scadere del suo mandato (tra 6 mesi).

Bon, Domenici avrà le sue ragioni per aver sbroccato così platealmente. Ma il suo gesto mi ha dato la sensazione di un’ultima goccia. E non l’ultima goccia nel rapporto tra Domenici e la politica (fatti suoi), ma in quello tra il partito che oggi rappresenta la sinistra storica (o ciò che ne rimane) e il suo elettorato.

Parlo di "ultima goccia" perché, oltre all’inchiesta fiorentina, ci sono stati altri fatti recenti che hanno senza dubbio dato la gastrite all’elettorato del PD (che già di bocconi indigesti ne ha dovuti ingollare parecchi, in un solo anno): c’è stato l’arresto in blocco della giunta dell’Abruzzo; ci sono stati i colpi bassi tra le correnti interne; c’è l’inchiesta di Napoli e le dimissioni che Bassolino non intende dare; c’è stata, dalle elezioni fino a poche settimane fa, la sensazione di una certa fiacchezza nell’azione contro il governo Berlusconi; e c’è, anche, quel senso di caos riguardo all’organizzazione di un partito che ancora si sta fondando, che ancora non ha fatto il suo primo congresso, che ancora non fa un tesseramento.

Insomma, l’elettorato del PD ha ottime ragioni per sentirsi schifato forse quanto il sindaco di Firenze. E lo sfogo di Domenici (come quello di altri esponenti del PD fiorentino, oggi nelle cronache locali) potrebbe essere persino applaudito da quell’elettorato. "Il sistema politico-mediatico è malato e io non voglio più farne parte", dice il sindaco di Firenze. Giusto. Bravo. Sono certo che gran parte degli elettori del PD pensano anche loro che il mondo politico abbia avuto un notevole degrado negli ultimi anni. Sanno bene, spesso per esperienza diretta, che i molti discorsi sull’essere "diversi" e inflessibili sulla questione dell’onestà e dell’idealismo non erano solo parole, nel Pci; anche – e soprattutto – nelle amministrazioni locali, nei Comuni, nelle Province.
E avvertono anche, i non giovanissimi tra gli elettori del PD, che la classe dirigente attuale del loro partito non sembra altrettanto virtuosa, rispetto a quelle precedenti. O per lo meno non ci metterebbero la mano sul fuoco, credo. O sbaglio?
E i fatti recenti che ho citato sono mazzate per la credibilità della classe dirigente del PD. Come ha detto ieri Cofferati, "la gente dice basta" (però non lo dice, questo basta, la gente; non abbastanza forte, almeno).

La gente, l’elettorato, la "base" del PD potrebbe finire per fare come il sindaco Domenici, e sentirsi schifata dai propri rappresentanti politici e mollare tutto. Tuttavia non so se quella stessa gente plaudirà alle sortite di Domenici contro il degrado della politica e dei media. Ovvero, non so se uno come Domenici – così "organico" alla politica degli ultimi anni – sia credibile, in quello sfogo. Ma in fondo non posso neanche dire se la capacità digestiva degli elettori del PD sia davvero agli sgoccioli.

Credo però che il rischio ci sia, e penso che la linea della segreteria nazionale debba essere di assoluta intransigenza, in queste vicende. Sempre che la segreteria nazionale abbia la forza per esserlo, intransigente.

Non sono un sostenitore del rinnovo a tutti i costi della classe politica. Chi ha maggiore esperienza è un rappresentante e un amministratore migliore di chi non ne ha. Però forse è il momento davvero di fare scelte di questo tipo. Mi auguro che ciò non debba avvenire coartatamente e in modo traumatico.

Paese mio che stai sulla collina

Una noterella – una volta ogni tanto – su vicende locali di queste parti. Qua, in terra di Cino, la sinistra governa ininterrottamente dal 1946. Evviva. Si può però immaginare che tanta consolidata contiguità con il potere non abbia giovato alla qualità dei dirigenti locali del PD (PCI, PDS, DS, Ulivo etc.), progressivamente. È inevitabile.

Infatti, qua a PT, come credo in gran parte delle realtà locali, la nascita del PD ha provocato un certo, come dire, sgomitamento nell’assegnazione/occupazione delle cariche. Per carità, fisiologico.

Meno fisiologico è che, in vista del primo appuntamento elettorale amministrativo dopo la nascita del PD (elezioni provinciali nel 2009), in una assemblea "plenaria"  del Coordinamento provinciale, venga il vicesegretario regionale Bini e spari alzo zero contro il coordinatore provinciale Belliti (già segretario provinciale dei DS), ricevendo l’appoggio di parecchi dei dirigenti locali, per la mancanza di elezioni primarie e il modo "antidemocratico" in cui si va definendo la candidatura per la Presidenza della Provincia.

Quei democristiani di una volta

Giovanni_LeoneLa settimana scorsa ho visto un bel documentario sulla tragedia del Vajont, su History channel. Tremendo, con immagini tratte dall’archivio dei Vigili del fuoco e numerose testimonianze degli scampati.

Una decina di giorni dopo il disastro, un rappresentante delle istituzioni andò sul posto, ove i superstiti di Longarone e degli altri paesi cancellati dall’acqua gli mostrarono la loro incazzatura chiedendo giustizia.

Il rappresentante delle istituzioni era il Presidente del consiglio Giovanni Leone, il quale, con voce ferma e solidale, rispose "Avrete giustizia! Siatene certi!".

Il processo contro i titolari della diga del Vajont – che di fatto provocarono la tragedia – si aprì alcuni anni dopo, nel 1968. L’avvocato difensore dei dirigenti della SADE (poi ENEL) era Giovanni Leone.

No, questo per ricordare come i politici farabutti oltre ogni limite non sono un’esclusiva della cosiddetta Seconda Repubblica.

Nel 1971 Giovanni Leone fu eletto Presidente della Repubblica, carica dalla quale fu costretto a dimettersi nel 1978 a causa delle voci su un suo coinvolgimento diretto nello Scandalo Lockheed.