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Tentativo di parolevaligiamento dei nomi degli interi

Ovvero proposta di nomenclatura alternativa delle cifre arabe

0: zero
1: zeno (unro)
2: zeue
3: unue (zere)
4: unre
5: dure (untro)
6: dutro (unque)
7: trattro(uni, dunque)
8: trenque (unte, dui)
9: quanque (trei, dutte, unto)
10: quattei (unve, dutto, trette)
11: cinchei (unci, duve, tretto, quatte,)
12: cinte (duci, treve, quatto)
13: sete (treci, quave, citto)
14: seitto (cinve)
15: setto (seive)

20: nocinchei (…)
21: nocincheizeno (…)

30: unuenta
31: unuentazeue



Il criterio è, evidentemente,

nome(A+B)=(nomeA)U(nomeB)

dove A e B sono interi tali che 0<=A<=9 (idem B) e l’operazione di unione (U) è la formazione di una parola-valigia.
I nomi ottenuti facendo una parola-valigia non sono unici. Il criterio qui usato per scegliere il "nome primario" di un intero è che le cifre A e B da cui si compone il nome primario siano A<B e (B-A)= valore minimo.

Quando si passa dai nomi delle 10 cifre arabe del sistema decimale ai nomi dei numeri >9 formati con tali cifre, il parolevaligiamento si complica. Fare una parola-valigia non ambigua dai nomi, per esempio, "nocincheizeno" e "nocincheizeue" (per ottenere il nuovo nome primario del numero 43) sarebbe abbastanza improponibile. Meglio limitare il criterio della nuova nomenclatura alle singole cifre, e comporre i nomi dei numeri con lo stesso metodo usato per i numeri arabi, scegliendo il parolevaligiamento ove disambiguo.
Perciò si avrà, per es., 64: dutrunre; 65: dutrure

Un’alternativa a quest’ultimo criterio sarebbe di usare, nella formazione dei nomi di numeri maggiori di 19, anche i nomi secondari. In tal modo il nome del numero 43 si porebbe ottenere facendo una parola-valigia tra "nocincheizeno" (21) e "duttuncizere", essendo ques’tultimo un nome secondario di 22. Ma anche così il nome risultante sarebbe quasi impronunciabile.

Uno dei criteri base assiomatizzati, tuttavia, – cioè la norma A<B – è scelto al fine di poter ottenere molti altri nomi secondari usando la regola alternativa

nome(B-A)=(nomeB)U(nomeA).

In tal modo si può creare evidentemente una intera sequenza di nomi alternativi e perfettamente distinti da quelli ottenuti con la regola precedente. Questi ulteriori nomi ("terziari", diciamo) – e il criterio che usa la sottrazione – possono forse permettere di avere dei nomi per i numeri maggiori di 19 ottenuti non con il pedestre metodo usato correntemente. Una verifica di questa possibilità è ancora da studiare.

Ben più interessante sarebbe invece proporre una nomenclatura delle cifre e dei numeri da esse composti che mantenga nel nome alcune proprietà del numero stesso; proprietà che né il nome attuale né la sua codifica grafica permettono di vedere.
Per es., dal fatto che un numero si chiami "ventitré" e che si indichi col segno "23" non è possibile vedere che quel numero è primo; né dal nome del numero 169 ("centosessantanove") io posso capire che è un quadrato
Se invece usassi una nomenclatura in cui i nomi dei numeri sono prodotti proprio usando certe loro specifiche proprietà (essere quadrati perfetti, essere primi, avere divisori <10 etc.), tali nomi mostrerebbero immediatamente quelle proprietà.
Queste ipotetiche nomenclature, però, sono anch’esse ancora da studiare/ideare.
Si ricorda che tutto ciò non ha assolutamente alcun fine né alcuna utilità.

Bobby is gone

Bobby Fischer, uno dei più grandi talenti degli scacchi di tutti i tempi, è morto a 64 anni. Era un filino matto, ma dal 1969 al 1972 sbaragliò tutti i più grandi scacchisti dell’epoca (spesso con punteggi umilianti) e conquistò il titolo mondiale contro Boris Spassky, durante un match svoltosi a Reykjavik che fu il più spettacolare mai visto (non solo per quanto avvenne sulla scacchiera). Tre anni dopo dette forfait nel match contro il pretendente Anatolj Karpov (per ragioni di soldi) e si ritirò (o, come dicono molti, andò fuori di testa).
(Nella foto, Fischer nel 1971)

Come molti fanciulli dell’epoca, ho iniziato a giocare a scacchi per l’eco di quel match. Poi ho ripreso, un po’ più seriamente, quando un adolescente di nome Garry Kasparov divenne il più giovane GM della storia.
Le partite di Fischer nel 1972, grazie ad un bel libro di Capece, me le studiai mossa per mossa (non che la cosa mi abbia fatto migliorare più di tanto).
Ultimamente non ritrovo neanche la tessera della FSI…

Fischer nel 2005, quando fu rilasciato, dopo otto mesi di galera, dalle autorità giapponesi

Altri giochini logici

Tipo i nonogrammi già detti.

Bridges: praticamente la topologia fatta quiz; collegare ogni pallino numerato con gli altri usando righe verticali o orizzontali e in modo che da ogni pallino parta un numero di righe pari alla cifra contenuta nel pallino.

Nurikabe,
o Islands in the Stream
: annerendo i quadrati, creare "isole" bianche, non confinanti, contenenti i quadrati con i numeri, in modo che ogni isola sia formata di un numero di quadrati pari alla cifra contenuta; il "mare" dev’essere senza interruzioni e non deve avere gruppi di 2×2 (o più) quadrati.

Light up: mettere in ogni riga/colonna una sola lampadina in modo che ogni quadrato nero confini con un numero di lampadine pari alla cifra che contiene; e in modo che tutti i quadrati bianchi siano illuminati.

Puzzle-loop: unire tutti i puntini con un’unica linea segmentata in modo che attorno alle cifre passino un numero di segmenti pari alla cifra stessa.

Enjoy!

Giochino di ignegno :)

Altro giochino del genere puzzle (cioè, per gli anglofoni, enigmi-rompicapo; non il gioco con le tessere che intendiamo noialtri – e anche Bartlebooth), Amor Picross 2 è basato sugli schemi per le parole crociate ma non ha niente a che vedere con esse; è simile piuttosto al Sudoku (a cui non ho mai giocato).
Si tratta di capire dove vanno messe le caselle nere usando come indizi i numeri messi a fianco delle righe e sopra le colonne,  i quali numeri indicano quante caselle nere ci sono nella riga/colonna corrispondente. Per la cronaca, i giochi così si chiamano (sempre per gli anglofoni) nonogrammi (nonograms).
Il gioco ha parecchi livelli e, a quelli avanzati, è decisamente tosto. 🙂
Anche questo l’ho trovato da Giavasan, che segnala anche un articolo di wikipedia con le strategie di risoluzione.

Enigmisti, cruciverbisti!

Il solo e unico Stefano Bartezzaghi ha pubblicato un nuovo libro:  "L’orizzonte verticale – Invenzione e storia del cruciverba" (Einaudi, 382+16pagg., 24euro). Il recensore (La Repubblica) Brunella Torresin presenta il tomo come "storia della civiltà occidentale indagata e ricomposta alla luce delle parole crociate", il che, essendo stato inventato il cruciverba circa un secolo fa, suona un filino pretenzioso. Tuttavia, anche a giudicare dall’immagine di copertina, può darsi che SB abbia allargato la propria panoramica ad altri e più antichi giochi con le parole.

Ovviamente, da cultore di a) i cruciverba, b) Bartezzaghi, c) i libri di enigmistica, mi risulta pressoché impossibile non acquistare l’opera (che tra l’altro, nella mia libreria, si porrà in una certa continuità con quest’altro libro dell’allor giovanissimo Bartezzaghi.)