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Moti di Parigi / Qualche analisi

Mentre il Ministro dell’Interno Sarkozy continua a farsi riconoscere (per ragioni elettorali e di ambizione personale, probabilmente) chiedendo ai Prefetti di espellere gli stranieri fermati nei moti delle banlieues, mentre continuano le polemiche per l’adozione del coprifuoco (prevista da una legge di 50 anni fa varata durante la rivoluzione di Algeria), ecco alcuni spunti di analisi dalla stampa:

Il sociologo Eric Marlière, intervistato dal Courrier International, rileva come, nonostante alcuni episodi di fondamentalismo islamico durante i moti, la contrapposizione religiosa non ha niente a che fare con i giovani rivoltosi. Questi ultimi. secondo Marlière, "sono i figli degli operai immigrati e sono frustrati dal fatto di non poter diventare a loro volta dei lavoratori, a causa di una separazione sociale che dura ancora dopo venti o trent’anni; a causa delle discriminazioni e del razzismo di cui sono vittime tutti i giorni. Il fatto che essi siano musulmani non ha alcuna importanza". "Questi giovani", continua Marlière, "provano un profondo sentimento di ingiustizia ‘economica’, che si condensa nei moti. Si sentono socialmente insicuri in Francia, come se avessero un nemico interno nel proprio paese."    

Dall’Algeria, ovviamente, l’uso della legge sullo stato di emergenza è stato commentato duramente. Il quotidiano Liberté parla di "Una legge coloniale per domare le banlieues", ricordando appunto che la legge fu voluta da De Gaulle durante la rivoluzione algerina del 1955.

Su Liberation, Michaël Hjdenberg parla con alcuni giovani delle banlieues. Una risposta: "Non tutti i giovani sono dei vandali. E anche quelli che incendiano non lo fanno tanto per fare. C’è un problema reale che riguarda il lavoro. Ma si vede solo quando tocchiamo i beni pubblici. Sennò che dovremmo fare? Una manifestazione? Scriveranno due articoli e poi basta. Il lavoro, gira tutto intorno a quello. Qui c’è più del 60% di disoccupazione, e il 40% sono disoccupati di lunga durata."

Moti di Parigi / Prese di posizione dall’estero

Il primo ministro saudita Goran Persson si è espresso in modo duro e minaccioso contro il Governo francese riguardo ai moti delle banlieues: "La società francese è oggetto di critiche giustificate, e non sa rispondere che con espressioni del tipo di quelle utilizzate da Sarkozy"; e "Mai visto niente del genere in Europa negli ultimi 30-40 anni".
Ancora il premier saudita: I fatti di Francia sono "un avvertimento per gli altri paesi europei sul fatto che noi stiamo creando delle tensioni in seno alla società a causa di pessime politiche d’integrazione e della persistente disoccupazione. Altri paesi europei sono certamente nella stessa situazione della Francia".

Dal Portogallo giungono al governo francese espressioni di solidarietà e appoggio totale.

Dall’Italia, si riportano le dichiarazioni di Prodi e di Fini.

Il ministro olandese per l’Assetto del territorio Sybilla Dekker ha dichiarato che altri paesi sono in situazioni simili a quelle della Francia, anche se "in Olanda non vi sono periferie così sfavorite".

In Belgio, la Lega araba europea, accusata di aver incoraggiato i moti avvenuti ad Anvers nel 2002, dice che in Belgio c’è un terreno favorevole a violenze simili a quelle francesi. Karim Hassoun, presidente della LAE, dice che "Un incidente potrebbe appiccare il fuoco".
Tuttavia dal centro di crisi del Ministero dell’interno si sottolinea come "la presenza visibile della Polizia e degli operatori sociali [contribuisca] a contenere l’emotività".

Anche in Germania, dove si è avuto qualche sporadico incendio di auto a Berlino e Brema, il rischio è considerato meno elevato che in Francia, poiché "noi non abbiamo quelle immense concentazioni abitative", ha sottolineato il ministro dell’Interno Wolfgang Schuble. "Tuttavia anche qui tra noi si stanno sviluppando quartieri con molti stranieri che tendono ad isolarsi sempre più dal resto della società."

Nel Regno Unito, "noi abbiamo fronteggiato una situazione simile qualche anno fa, quando la Polizia ha cominciato a prendere misure severe", ha ricordato lunedì il Primo ministro Tony Blair riferendosi ai moti di Bradford nel luglio 2001 quando le forze dell’ordine fecero un centinaio di feriti tra i giovani della comunità indiana e pakistana.

Il Primo ministro turco Tayip Erdogan ha esortato i suoi compatrioti in Francia a tenersi fuori dalle violenze urbane: "Invito i 4,5 milioni di turchi [che vivono in Europa] a comportarsi con maturità e senso civico. Distruggere ed incendiare non possono costituire un mezzo per rivendicare i propri diritti."

Per il leader ultranazionalista russo Jirinovski i moti di Parigi sono un complotto dei servizi segreti americani per indebolire l’Europa. (sic!)

[fonte: LeMonde]

Moti di Parigi /altre 400 auto bruciate stanotte

Quattordicesima notte di violenze. Applicato il coprifuoco – limitatamente ai minorenni – in parecchie città di 5 diversi dipartimenti. Il coprifuoco per tutti è stato applicato soltanto in pochi centri, nessuno dell’Ile de France.
Gli atti di rivolta sembrano ancora in netta diminuizione: 400 auto bruciate e 200 fermati stanotte. Il ministro degli Interni Sarkozy chiede l’espulsione immediata dei fermati. Le polemiche per l’applicazione della vecchia legge sul coprifuoco continuano.

Moti di Parigi / una posizione netta

Lilian Thuram, capitano della nazionale francese di calcio: "Je ne suis pas une racaille!" 

C'est un membre du Haut conseil à
l'intégration qui parle. Un enfant des banlieues qui est aujourd'hui
le joueur le plus capé de l'équipe de France de football. C'est
Lilian Thuram.

L'enfant de Pointe à Pitre, héros de la France black-blanc-beur, est
sorti de sa réserve hier soir en Martinique devant les caméras de
télévision. Une volonté des Bleus de s'engager dans le débat sur
l'insécurité. Un Lilian Thuram à fleur de peau, "énervé" par tout
ce qu'il entend sur les banlieues, s'en est pris directement à un
certain Nicolas Sarkozy.
(Europe1)

più nel dettaglio:
Revenant sur les propos de Nicolas Sarkozy qui répondant à une

habitante de banlieue avait dit vouloir les débarrasser des racailles,
le défenseur de la juventus s'est exprimé devant les journalistes :

Moi aussi j’ai grandi en banlieue, a t-il expliqué lors d’une conférence de presse mardi. "Quand quelqu’un dit qu’il faut nettoyer au Karcher, il ne sait peut-être pas ce qu’il dit. Moi je le prends pour moi."

"Moi aussi quand j’étais plus jeune, et que j’allais à l’école, on
me disait : tu es une racaille parce que j’habitais aux fougères. Mais
je ne suis pas une racaille. Ce que je voulais, c’était travailler. Mr
Sarkozy n’a peut-être pas saisi cette subtilité."


Pour Thuram, la vie en banlieue a ses règles : "Dans la
banlieue, quand les gens se sentent agressés, ils réagissent par
l’agression. Bien sur que ce n’est pas la solution, mais c’est comme
ça."


Thuram trouve que mettre l’accent sur le discours sécuritaire a permis
trop facilement aux politiques de trouver des boucs émissaires, en
l’occurrence les gens qui vivent dans les banlieues. Poursuivant sa
déclaration, Thuram a ajouté : "Mais
la violence n'est jamais gratuite. Il faut comprendre d'où arrive le
malaise. Avant de parler d'insécurité, il faut peut-être parler de
justice sociale. Les gens (en banlieue) n'ont peut-être pas de travail.
La rigueur c’est bien, mais avant il faut intégrer les jeunes par le
travail. Ils demandent du travail et les plus rebelles le traduisent
par de l’agressivité."


Le défenseur de l’équipe de France a encore dit "être triste pour les jeunes de banlieue", et a ajouté qu’il fallait qu’il fallait d’autres idoles aux jeunes que les footballeurs. "Souvent, les jeunes ont comme idoles les joueurs de foot, c'est bien, mais il faut d'autres idoles."

Lilian Thuram, footballeur engagé (membre du Haut Conseil à
l’intégration), n’a jamais pratiqué la langue de bois et a souvent pris
position sur des dossiers extra-sportifs : le racisme, l’intégration,
la place des Noirs et des immigrés dans la société française, la
citoyenneté, le soutien à Amnesty International...

Moti di Parigi /Aggiornamenti

17.15:  Paris (Reuter) Fermati tre ragazzi, di cui un minorenne, accusati di aver lanciato via Internet un appello alla rivolta violenta e all’aggressione contro la Polizia. E’ accaduto a Aix-en-Provence e nella zona di Parigi. I tre blog utilizzati erano della piattaforma di radio Skyrock, che ha provveduto a chiuderli.

17.00 Un video che mostra alcuni rivoltosi mentre gridano "Allah akbar!" Non si può generalizzare, però è sicuro che una differenza netta tra le periferie francesi e quelle italiane è l’omogeneità, per quelle francesi, della provenienza dalle ex colonie (fortemente islamiche) del nord-Africa.

15.05: Incendiate auto a Bruxelles e a Berlino

11.10 Attaccate, a quanto pare, due chiese: Saint-Edouard à Lens (Pas-de-Calais) e la chiesa de l’île de Thau à Sète (Hérault). Si segnala inoltre un morto a Stains, 9-3 di Parigi.

Che succede a Parigi /Aggiornamento

Nella notte tra domenica e lunedì (oggi), altri 1408 veicoli bruciati, 395 persone fermate, 34 poliziotti feriti. Attaccati un centro sociale, un magazzino farmaceutico, un deposito di motociclette, una tesoreria, uno studio di produzione. Parecchi autobus colpiti da lancio di pietre. Un bambino di 13 mesi ferito alla testa e ricoverato in ospedale.
Un bollettino di guerra.

Tanto per ricordarlo, i moti di Parigi hanno avuto inizio dopo che due ragazzi di 15 e 17 anni sono morti fulminati in una centralina elettrica dove si erano rifugiati per sfuggire alla Polizia.

Che succede a Parigi /2

Dai blog francesi, un po’ di opinioni sui "moti" in corso nelle periferie.

Allora, intanto il blog di Veronique Devolvé, che oggi ha 2 post sull’argomento. Al centro delle polemiche sta soprattutto il ministro dell’interno Surkozy (che ha chiamato i giovani delle periferie "racailles").

Su ‘Sarko’, come viene chiamato, un paio di post equilibrati (in un blog dedicato a Sarko) che riassumono la situazione.

Parecchi post interessanti (e relativi commenti, ovvio) si possono leggere su Breves, che riporta anche un paio di articoli di Mark Steyn del Sun-Times.

Infine, un post su BigBangBlog, dedicato ancora a Surkozy e al suo gettare benzina sul fuoco.

Intanto, dopo 10 giorni di silenzio, Chirac ha riunito oggi un consiglio interno per la sicurezza. Tuttavia le violenze sono già ricominciate nel pomeriggio ancora prima del calar del sole (notizie delle 19.15).