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Daniel “Godiva” Radcliffe

Un bel tot di anni fa alcuni amici di una compagnia di teatro amatoriale mi chiesero di realizzare delle maschere di scena per il loro spettacolo. Lo spettacolo era una roba seria e drammatica: "Equus" di Peter Schaffer, un’opera del 1973 piuttosto datata e incentrata sui disturbi mentali di un ragazzo, Alan. che, in una crisi di follia,  ha accecato sei cavalli.

Daniel Radcliffe, adolescente belloccio noto per aver interpretato Harry Potter nei 5 film finora girati (compreso quello in lavorazione), interpreterà Alan in una versione di "Equus" in scena a Londra l’anno prossimo; e, rullo di pubblicitari, sarà nudo in scena, a cavallo.

Ora, io "Equus" me lo ricordo benino; e questa scena del nudo psicotico sta nel testo ma non ha alcuna ragione per apparire realmente in scena (dato che si tratta appunto di una nudità dovuta alla malattia e decisamente drammatica). Quindi presumo sia un bluff pubblicitario.

Le fan accalorate del giovane Daniel si regolino.

p.s. Per altro, in "Equus" c’è una scena piuttosto hard, ma lì niente nudo. 😉

GranTour

Alcuni altri siti interessanti; da visitare se uno passa da quelle parti.

Yahoo-Answers è un’idea relativamente originale: si inviano delle domande, di qualunque tipo, e il motore di ricerca, invece di restituire un elenco di siti come fa ogni motore di ricerca, invita gli altri utenti a dare una loro risposta; se la nostra domanda è simile ad altre già fatte, si possono vedere le risposte già date.

Ad-Center Labs è una costola di Microsoft che fornisce dati – gratis o a pagamento – che analizzano il comportamento degli utenti del web. Data una parola chiave o un sito web, Ad-Center dice chi cerca/visita quella parola/sito, quando, per quali ragioni, in associazione con quali altre ricerche, che età ha, che sesso, da quali zone geografiche, quali errori di battitura fa  etc. Serve ovviamente per affinare gli investimenti pubblicitari, ma anche per soddisfare qualche ludica curiosità (bisogna però fidarsi delle risposte, il che non è così pacifico; anche perché viene il sospetto che questo sito venga usato anche per raccogliere dati su chi lo consulta.)

Digital History è un sito di materiali per l’insegnamento. Ma la cosa rilevante è che offre i trailer i varie migliaia di film prodotti dal 1919 al 2005.

Le marchette della Maddalena

In Vaticano son persone serie, persone su cui si può contare. Almeno quando si tratta di ricevere pubblicità a gratis. Ricordiamocelo, può sempre tornare utile.
Non ho indagato se i produttori del film "Il Codice da Vinci" siano in amicizia con Martin Scorsese; probabilmente la consulenza del regista di "Taxi Driver" non è stata necessaria per indovinare che dal Vaticano sarebbe arrivato l’aiuto smisurato di una reprimenda degna di Savonarola, e la conseguente pubblicità gratuita.

Tuttavia mi ritorna in mente, nel sentire questi buffi anatemi contro il film tratto dal libro-spazzatura di Dan Brown, la vicenda quasi identica occorsa ad un film di Scorsese, appunto. Era il 1988, "L’ultima tentazione di Cristo" uscì in estate e fu presentato a Venezia preceduto da notizie da brivido: nel film, diceva la stampa con un luccichio nei titoli, c’era Gesù (Willem Dafoe) che si sposava la Maddalena (Barbara Hershey) e poi se la trombava da diritto e da rovescio, con la riprovazione di Giuda (Harvey Keitel).
In realtà non c’erano scene torride, però l’immagine sacrilega del Nazareno che mette su famiglia (prole inclusa) perché alla fine pensa che sulla croce, col cazzo che ci voleva finire!, questa remota eresia-pettegolezzo circolante da secoli toccava ancora i nervi delle gerarchie dei vari credo cristiani. Nikos Kazantzakis, autore del romanzo da cui era stato tratto il film di Scorsese, aveva avuto i suoi guai sia con i cattolici che con gli ortodossi. Per Scorsese e il suo sceneggiatore Paul Schrader una nutrita pattuglia di preti europei si accampò sul Lido di Venezia con cartelli e rosari, schiumando dannazioni e SalveRegina (arrivarono anche i Lefebvriani, lugubri come santinquisitori).
La stampa cattolica e democristiana ovviamente fece la sua parte, chiedendo della pellicola sequestro e rogo; e a Gianluigi Rondi, direttore di quella Biennalecinema e notoriamente ben poco laico, toccò prendere le distanze dal film del suo amico Scorsese.
Me la ricordo benino, quella vicenda, non solo perché all’epoca ero sotto servizio civile ed avevo un sacco di tempo per leggere i giornali, ma anche perché due anni dopo aiutai un’amica a fare la tesi su quel film e il relativo scandalo.
Nel 1988 il mondo era un po’ meno bacchettone e reazionario di oggi; dunque quella protesta in fondo piuttosto soft fece molto rumore. Oggi la chiamata al boicottaggio contro il film di Ricky Cunningham-Ron Howard è solo la preoccupante conferma di un’ottusa marcia indietro – e non solo da parte della Chiesa cattolica apostolica romana.
Oh, alla fine tocca schierarsi con Harry Potter!

DeLillo al cinema

Game6, Rumore bianco
Game 6, il film, è uscito pochi giorni e non me ne sono neanche accorto. Non so se circolerà anche sui patrii schermi, tuttavia il fatto che sia tratto da un romanzo abortito di Don DeLillo mi basta per cercare di procurarmelo.
A maggior ragione cercherò di seguire le vicende del film tratto da quello che è forse il miglior romanzo dell’autore di Underworld, "Rumore bianco". Il film, diretto da Barry Sonnenfeld, dovrebbe esser girato quest’anno.
I fan di DeLillo sono in attesa doverosamente sospettosi.
La notizia dovrebbe interessare anche i molti scrittori italiani devoti al 70enne newyorkese, tipo Genna o Mozzi (quest’ultimo, però, pare che "Rumore bianco non l’abbia letto).