Il crollo è all’inizio

Silvio B si dimetterà sabato – domenica al massimo. La sfiducia nei suoi confronti è così diffusa e grande che non è bastato un suo annuncio di dimissioni, martedì, a fermare la crisi finanziaria e la speculazione: si è dovuto indicare una data precisa e vicinissima, avere una conferma senza ambiguità del fatto che le dimissioni sono in pratica già sigillate, nominare il PresdelCons in pectore. Fosse ancora necessaria una prova di tale sfiducia e mancanza di credito, ieri c’è stata.

La resa del “caimano” è arrivata però con grandi perdite. E’ arrivata dopo aver perso tempo e sprecato denaro pubblico da agosto ad oggi. E’ arrivata buttando via in interessi di debito 3 manovre correttive solo negli ultimi 6 mesi. Le conseguenze di ciò sono una politica di rigore, risparmi, sacrifici che il prossimo governo di “emergenza nazionale” a guida Monti dovrà attuare in grande fretta. E ciò avrà un effetto sull’opinione pubblica che ancora non c’è stato.

Salvare l’Italia dalla bancarotta avrà un costo sociale ancora non valutabile, ma comunque alto. La rabbia si sostituirà all’indignazione, e la politica dei partiti non sarà in grado di gestirla. La Lega, l’IdV, la sinistra radicale e l’antipolitica si preparano già a cavalcare la rabbia; ma è difficile che abbiano la credibilità per riuscirvi.

L’effetti dei prossimi sacrifici e il loro costo sociale non sono, appunto, prevedibili. Dipende dalle scelte che il prossimo governo farà, e da quelle che sarà costretto a fare. Ma da questa rabbia potrebbe scaturire la possibilità di spazzare via gran parte della classe politica attuale (cosa che sarebbe accaduta sicuramente in caso di bancarotta, ma ad un prezzo ancora più alto).

Insomma, la fine del “regno” di Silvio I° potrebbe innescare un cambiamento capace di travolgere la cosiddetta Seconda Repubblica.