Quell’Istituzione per sostituire le Province

(Lettera inviata alla stampa locale, in versione integrale – ché la versione per i giornali è molto più corta).

Update: la lettera è uscita sul Tirreno di Pistoia del 26 agosto

La parte edificata della pianura Pistoia-Prato-Firenze

In séguito al Decreto Legge per la Manovra aggiuntiva del 13 agosto, la provincia di Pistoia risulta tra quelle soppresse. La domanda venuta subito alla mente di qualche cittadino pistoiese è stata “E ora che ci facciamo con le nuove sedi della Prefettura e della Questura che si stanno ultimando nell’Area ex Breda?”. Infatti il DL che sopprime le province sotto i 300.000 abitanti specifica che “la soppressione delle Province di cui al comma 1 determina la soppressione degli uffici territoriali del governo aventi sede nelle province soppresse”.

Naturalmente, quale che sia l’istituzione sovracomunale che sostituirà la Provincia di Pistoia, sedi locali succursali per la Questura e la Prefettura ci saranno ugualmente (o almeno si spera).

Ma la questione spicciola sul destino del grande edificio di 12.000mq che è sorto nell’Ex Breda porta ad una riflessione più ampia sul governo del territorio dopo lo sviluppo degli ultimi 30 anni e sull’esigenza di adeguare le istituzioni per tale funzione.

Esiste già uno strumento istituzionale che sta tra la Provincia e la Regione: è la Città metropolitana(da non confondere con l’Area metropolitana). Almeno, esiste sulla carta; è stato istituito con la Legge 142/1990 e successivamente confermato nel Testo Unico Enti Locali (Legge 267/2000). E’ stata persino inserita nella Costituzione, la Città metropolitana, con la riforma del Titolo Quinto (Legge Costituzionale n. 3/2001). Secondo la legge, le Città metropolitane, ove istituite, sostituiscono le Province e svolgono tutte le loro funzioni – più alcune altre.

Non sembra un istituto fatto apposta per la situazione creata dal DL di Ferragosto, con la sua maldestra soppressione di alcune Province? Questo almeno per le zone dove per legge è già delimitata un’Area metropolitana (e la zona Firenze-Prato-Pistoia è tra queste).

Ecco dunque che questo DL pieno di iniquità e incertezze offre almeno l’occasione per smuovere il localismo di campanile e le esigenze politiche di casta che hanno bloccato per 20 anni la costituzione della Città metropolitana FI-PO-PT, nonostante il gran parlare che si è fatto di “area metropolitana” o “area vasta”.

Le Città metropolitane nascono infatti, sulla spinta del decentramento portato dalle leggi scritte da Franco Bassanini, per l’esigenza di governare aree che si sono sviluppate di fatto con una omogeneità e organicità che richiede di superare le divisioni territoriali risalenti a due secoli fa e ormai obsolete. Mentre i Comuni mantengono un’importanza sostanziale per il governo di una comunità cittadina, la divisione in province della pianura che va da Pistoia a Firenze è oggi solo un ostacolo allo sviluppo di quell’area, e un ostacolo al governo di tale sviluppo da parte delle istituzioni democratiche.

La pianura Firenze-Prato-Pistoia (escludendo la Valdinievole, le zone montane e la zona Empoli-Valdelsa) comprende 24 Comuni, da Pontassieve a Serravalle, e tre province.  In quest’area operano 24 piani regolatori e 3 piani territoriali provinciali che non sono adeguati a governare un territorio con queste dimensioni e potenzialità di sviluppo. Lo dimostra il fatto che, dopo la crescita degli ultimi decenni, oggi quest’area fisicamente è già una città per densità edilizia e abitativa e lo sarà sempre di più (fino alla saturazione).

Che se ne prenda coscienza o meno, la “città metropolitana” è già e lo sarà sempre di più – questo è il punto – una realtà concreta (la foto lo dimostra anche visivamente).

Per governare tale sviluppo – e non lasciarlo al caos generato da 24 PRG e 3 PTC – si devono sfruttare due fatti positivi: il primo è il fatto che l’area non è ancora satura e conserva ampi spazi agricoli (in rapida diminuzione) che offrono la possibilità di governare le esigenze dello sviluppo e organizzare il territorio. Il secondo è che la tendenziale saturazione avviene per crescite policentriche: ogni centro si è sviluppato secondo caratteristiche e indirizzi specifici da difendere e valorizzare ma che rischiano, se non controllate globalmente, di portare all’esplosione quando logiche di crescita estranee fra loro arriveranno alla collisione (come in parte  sta già succedendo nella parte est dell’area fra Prato e Firenze).

E’ assolutamente necessario, e non da ora, un governo unitario dell’area per affrontare adeguatamente e unitariamente i fenomeni di trasformazione e di sviluppo economico e delle conseguenti  esigenze insediative, industriali, infrastrutturali (aeroporto, metropolitana e asse viario centrale per citarne tre),  turistiche e della organizzazione dei servizi.  Lo strumento per attuare questo governo è la Città metropolitana.

Finora esigenze politiche di casta  hanno impedito di affrontare questo problema e si è risposto all’esigenza di un governo unitario istituzionale con un fuorviante coordinamento che considera l’area  metropolitana una strutturazione territoriale del Piano Regionale di Sviluppo – cosa giusta, ovvia, ma assolutamente ininfluente rispetto alla necessità di una struttura istituzionale di governo.

Occorre valutare per tempo questi fenomeni provvedere con ampio anticipo, finchè si può ancora allestire strutture all’altezza delle necessità di una conurbazione di questa natura – necessità che per altro, stanti le esperienze di altre situazioni analoghe, sono facilmente prevedibili.