Una commissione non si nega a nessuno

L’Ordine del giorno sui diritti civili (coppie di fatto, testamento biologico etc.), presentato all’Assemblea nazionale del PD dall’area Marino (esiste ma non è proprio una corrente; mah!) è stato modificato, dopo lunghe trattative, nella proposta di istituire una commissione che tratti appunto le spinose questioni dei diritti civili e della bioetica. Commissione, anzi, Comitato per i Diritti civili approvato; sarà presieduto da Rosy Bindi. Marino si dichiara soddisfatto, specie per le parole di Bersani sulla questione.

Nei due giorni di assemblea, ieri e venerdì, ci sono state ovviamente molte voci contrarie alla posizione portata avanti da Marino e altri. E gli argomenti usati sono stati soprattutto di opportunità politica. Enrico Letta ha detto, nel suo intervento, che “dividersi su temi delicati” sarebbe un autogol (anzi, un attacco di “Sindrome Niccolai”, il re dell’autogol): si riferiva appunto alle questioni sui diritti civili.

In sostanza la maggioranza del PD dice: “Dobbiamo battere Berlusconi alleandoci con i centristi, mica possiamo tirar fuori posizioni che ai centristi non piacciono e che spaccano il nostro partito!”. E allora si evita di scegliere, di discutere, di prendere una posizione chiara.

Eppure quel nodo andrà sciolto, prima o poi, come i molti altri sui quali il PD è rimasto schizofrenicamente indeterminato – con la conseguente perdita di credibilità e consenso avutasi dal 2008 ad oggi.

E a quelli che fanno notare come questi temi non siano la priorità attuale (il che è anche vero, eh), farei notare che i compromessi e le mediazioni necessari a creare alleanze un partito serio li fa dopo aver  detto qual è la sua posizione; non prima. Finché il PD non avrà chiarito la propria posizione sulle questioni delle coppie di fatto e del testamento biologico non potrà trattare con altri partiti (al centro o a sinistra, fa lo stesso) senza perdere ulteriore consenso e ulteriore credibilità agli occhi dei propri elettori. E questo fatto vale anche per altre questioni di principio e di fondo (di identità, si dovrebbe dire) che non sono risolte dal pur apprezzabile sforzo di proposta politica elaborata nel corso di un anno e mezzo di segreteria Bersani. Una proposta politica che è definita da documenti precisi, ma che, come si è visto nel caso del referendum Fiat Mirafiori, non evita spaccature interne anche gravi.