Millenovecentoduemiladieci

Se una grande azienda dicesse ai lavoratori e ai loro sindacati “Vi offriamo un contratto che prevede 10 ore di lavoro al giorno, con mezz’ora di pausa, tutti i giorni compresa la domenica; e con una paga oraria dimezzata rispetto a ieri. E se non vi va bene spostiamo la fabbrica in quel Paese là dove queste condizioni le accettano senza obiezioni”; se dicesse questo, una grande azienda, cosa dovrebbero rispondere i sindacati e i lavoratori? Cosa dovrebbe dire la politica?

Ok, sarebbero condizioni inaccettabili, siamo tutti d’accordo. Nessuno direbbe che in fondo è sempre meglio accettare quelle condizioni ingiuste piuttosto che far finire in mezzo ad una strada migliaia di famiglie. Forse.

Ma perché un’azienda, avendone la possibilità, non dovrebbe fare questa proposta “aut aut”?

Ecco, diciamo che un’azienda non farebbe una tale proposta degna dello sfruttamento di fine Ottocento-inizio Novecento

a) se ne avesse un danno di immagine consistente presso l’opinione pubblica;

b) se trovasse conveniente avere una sensibilità sociale tale da non farla apparire come sfruttatrice e da non inimicarsi i suoi stessi dipendenti;

c) se non esistesse un altro Paese dove poter attuare lecitamente quella proposta.

Restiamo al punto c). I contratti nazionali, lo Statuto dei lavoratori, le leggi sulla rappresentanza sindacale sono nati proprio per evitare che il mercato del lavoro funzionasse come un mercato totalmente libero. Prima di queste conquiste, le aziende potevano imporre le proprie condizioni, quando il mercato (tramite la riserva di forza lavoro disoccupata) glielo consentiva. La contrattazione sindacale, i sindacati stessi sono nati per rafforzare una delle due parti del contratto di lavoro; quella più debole.

Tali strumenti di legge hanno però valenza nazionale. Nel momento in cui il caso c) fosse possibile e conveniente, apparirebbe evidente che le conquiste sindacali a tutela dei lavoratori, ottenute nel corso del Novecento, sarebbero inefficaci. E probabilmente le aziende, purché vi fosse la convenienza economica, tornerebbero a pretendere condizioni di lavoro ottocentesche (nei limiti di a) e b), anche).

Insomma, se una realtà come l’Unione europea non si affretta ad acquisire potere legislativo cogente, potere politico vero e struttura della rappresentanza sindacale omogenea e normata per legge, il rischio di una marcia indietro nella regolamentazione del mercato del lavoro sarà reale e drammatico.

No, non mi riferisco mica specificamente alla Fiat di Pomigliano d’Arco. Dicevo così, in generale.

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