Promemoria

8 aprile 2010: Tremonti smentisce l’ipotesi della manovra correttiva. ”

«Mi dispiace deluderla ma non ci sarà manovra aggiuntiva» ha detto Tremonti rispondendo a Michele Santoro nel corso di Annozero. «La correzione dei conti del 2011 – ha aggiunto – sarà fatta con una manovra a luglio e la nuova finanziaria dopo l’estate, come nel 2008, perché questi sono i nuovi tempi della manovra economica. Noi ci siamo impegnati con l’Europa a fare una correzione nel 2011, come la Germania. E per altri sara’ una correzione ancora più alta.»

Gli americani non vogliono la Legge bavaglio

Secondo me non è stato sottolineato abbastanza, questo fatto accaduto tre giorni fa: il sottosegretario alla Giustizia USA Breuer ha dichiarato la sua contrarietà al ddl sulle intercettazioni. Poi c’è stata la precisazione delle diplomazie, ma il fatto – senza precedenti – resta: il Governo di Obama prende posizione, con un suo ministro, per dire che un disegno di legge italiano non va bene.

Chi avesse ancora dubbi sui disastri che questa legge creerebbe, dovrebbe considerare questa clamorosa ingerenza – sicuramente preceduta da molte pressioni diplomatiche.

Ricordiamo per altro che questo ddl, che impedisce di fatto di indagare efficacemente sui reati più gravi, è stato ideato e voluto esclusivamente per una vendetta di Berlusconi contro lo sputtanamento da lui subito attraverso la diffusione di alcune intercettazioni (da quella con Saccà in poi, fino a quelle recenti in cui B chiede la chiusura di Anno Zero). Non ci sono altre motivazioni reali. Solo la rabbia del monarca preso con le mani nella marmellata.

PD slogan

L’Assemblea nazionale del PD di venerdì 21 e sabato 22 maggio rappresenta anche il lancio di PD Open. Cosa sia PD Open sta scritto qua.

Ora, io, avendo contezza di cosa sia al momento il PD, anche come organizzazione territoriale, quando leggo di iniziative come questa, costruite per parole d’ordine e slogan e con la pretesa di una larghissima partecipazione (formale, temo), ecco, ho l’impressione di star vedendo l’ennesima operazione di facciata. Sembra marketing; fatto male, tra l’altro.

Sarò pessimista, che vi devo di’?

Prima c’è stata l’Assemblea costituente (grande mobilitazione e partecipazione, votazioni, grandi convention); poi c’è stato il Congresso nazionale e regionale (grande mobilitazione e partecipazione, votazioni, grandi convention). E ancora una linea e una identità sono lungi dall’esser definite.

Ora c’è l’Assemblea programmatica e PD Open (nelle intenzioni, grande mobilitazione e partecipazione, votazioni, grandi convention).

Non è questo il metodo. Il metodo per definire una linea sulle questioni centrali è 1) conoscere a fondo tali questioni (conoscenze, competenze, contatto con le situazioni reali); 2) prendere una posizione e attuarla con decisione e coraggio (proposte di legge, manifestazioni, convegni, stampa, happening, gesti concreti, coerenza, unità).

Mobilitare la base e l’organizzazione è cosa buona e giusta, ma intanto bisognerebbe prima preoccuparsi di averle, la base e l’organizzazione (attuare il federalismo interno, anche finanziario); e poi una sorta di consultazione di massa su questioni anche tecniche e complesse rischia di finire come sono finite la fase costituente e il recente congresso nazionale: una ratifica di scelte già fatte e formulate in modo ambiguo e astratto.

Non si può convocare la base (o anche organismi populisti fatti di 1000 membri) e chiedere “Cosa ne pensate del mercato del lavoro? Dell’università e della scuola? Dell’integrazione e dell’immigrazione? Delle politiche ambientali? Della Pubblica amministrazione? Del governo dell’Economia?”. C’è appena stato un Congresso nazionale su mozioni che parlavano di tutte queste cose. Se ora diciamo che dobbiamo ancora definire una linea stiamo ammettendo che le mozioni erano propaganda congressuale.

Cre-di-bi-li-tà!

(Poi, se mi sbaglio su ciò che sarà PD Open, ottimo; ritiro tutto e applaudo.)


il cannocchiale

Le tasche degli italiani

Nel cominciare a parlare della manovra da 25-28 miliardi resasi (improvvisamente!) necessaria per i prossimi due anni, il ministro Tremonti è tornato a ripetere lo slogan-truffa che lui e tutta Berluscolandia usano da anni: “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani“.

Ciò che il ministro dell’Economia non dice è che gli italiani dovranno mettersele da soli, le mani in tasca, e frugare per trovare i soldi per pagare i servizi che saranno tagliati.

Si parla infatti di tagli alla Sanità e di “ridurre il peso della mano pubblica“.

Naturalmente l’accento è posto sui “tagli agli sprechi”, oltre che sulla lotta all’evasione fiscale. Di fatto è assai improbabile che si riesca ad agire seriamente anche solo in una di queste direzioni. Togliere gli sprechi dalla spesa pubblica senza diminuire i servizi significherebbe infatti una profonda riforma della Pubblica Amministrazione, cosa che un Governo attento soprattutto al consenso costruito sugli annunci non ha né la forza né il coraggio di fare.

Saranno dunque soprattutto tagliati i servizi. Di conseguenza gli italiani dovranno rinunciarvi o pagarseli di tasca propria.

Quando si parla genericamente di riduzione (o non aumento, in questo caso) delle tasse si dimentica sempre di dire che ciò va a ricadere sui servizi pubblici, che di conseguenza passano in parte a carico del cittadino. Con la grossa differenza che le tasse sono prelevate in base al reddito, mentre la spesa individuale per i servizi è basata sui bisogni e perciò, di base, è uguale per tutti; e dunque è assai più gravosa per chi ha un reddito basso.

Non sono un patriota

Prima che si entri nel vivo dei festeggiamenti per il 150° dell’unità d’Italia – con l’eventuale revival di certa retorica nazionalista – vorrei ribadire pubblicamente che non ho mai avuto alcun senso della “patria”.

Ogni forma di nazionalismo e campanilismo mi dà fastidio. L’orgoglio dell’appartenenza ad un Paese [regione][città] (come se ci fosse un merito!) mi suscita sarcasmo. Gli appelli all’amor patrio e ai sentimenti legati al suolo natìo li trovo imbarazzanti.

Ciò non significa che io coltivi una qualche esterofilia, che aspiri a dichiararmi “cittadino del mondo” (che senso avrebbe?) o che idealizzi modelli anarchici.

Ho un normale senso di appartenenza verso territori sia sociali che geografici, a cerchi concentrici e con criteri del tutto individuali. Come tutti. Ritengo che i popoli siano definiti dalla lingua e che gli Stati siano forme organizzative; ma trovo che né i primi né i secondi meritino troppa devozione ed enfasi.

L’appartenenza ad un insieme sociale può essere un dato oggettivo (es.: tutti quelli coi capelli biondi) ed avere anche un significato (es: abitanti di una città il cui reddito è tot). Per riconoscere questi insiemi – e riconoscerne l’utilità, a volte – non c’è alcuna necessità di far leva sui sentimenti, specie su quelli sensibili alla retorica.

Io poi, da molti anni, ho anche perso ogni interesse per il calcio…!

Antropologi poco promossi (finora)

È curioso che qua a Pistoia, dal 29 al 30 maggio, ci sia una manifestazione cuturale cui partecipano Marco Aime,  Jean-Loup Amselle, Giuseppe Barbera, Guido Barbujani, Sonia Bergamasco, Mariella Berra, Gualtiero Bertelli, Maurizio Bettini, Edoardo Boncinelli, Luciano Canfora, Fabrizio Gifuni, Riccardo Luna, Michela Marzano, Massimo Montanari, Andrea Moro, Moni Ovadia, Francesco Remotti, Olivier Roy, Amartya Sen, Emanuele Severino, Caterina Soffici, Gian Antonio Stella, Emanuele Trevi.

È curioso soprattutto che in città, al momento, pochi lo sappiano. 🙂