Il partito mai partito

La battuta circolata ieri sul web (e oggi su Repubblica): il Presidente del Consiglio italiano viene di fatto condannato per corruzione e a dimettersi è il capo del maggior partito di opposizione!  La casuale concomitanza dei due fatti giustifica la battuta. E bon.

In realtà non è delle dimissioni di Walter che vorrei parlare, ma delle dimissioni della segretaria provinciale di qua, urbs Cini; dimissione date prima di quelle di Veltroni (la settimana scorsa) e ratificate nella Direzione provinciale svoltasi ieri sera. (Siamo avanti, da queste parti.)

La segretaria Belliti, ieri sera, ha infatti confermato le dimissioni e fatto un bel discorso di apertura lavori (con qualche ipocrisia di troppo, ma neanche tante) nel quale ha anche comunicato la proposta di nominare un coordinamento provinciale ristretto per far le veci del segretario fino al congresso (o fino alle elezioni europee e provinciali, non ho capito bene).

Poi ci sono stati molti interventi. Non sono rimasto fino in fondo, dopo due ore e mezzo me ne sono andato.

Quel che ho visto e ascoltato mi è bastato per avere la conferma che la Direzione, massimo organismo interno del PD locale, conta ben poco. I “maggiorenti” del partito avevano già deciso tra di loro. Qualcuno ha parlottato privatamente fuori dalla sala riunioni, ma insomma credo che le cose fossero già stabilite.

L’assemblea ha parlato molto anche della crisi nazionale del PD; e anche dello scontro locale, nel PD; quello scontro durissimo col quale si è arrivati alle primarie svoltesi il 1° febbraio scorso. Ma nessun intervento – fin dove ho ascoltato – ha minimamente scosso l’assemblea (e tanto meno i “maggiorenti”). Comincio a pensare che in quel ventre di gomma non ci sia possibilità di cambiare nulla. Il partito si occupa solo di assegnare cariche e candidature, e in tale attività conta solo il potere di affiliazioni e appartenenze “di lungo corso”. In tale situazione è ovvio che anche le primarie sono “falsate” e determinate demagogicamente dal peso politico degli sponsor dei candidati. Ciò magari è in parte fisiologico, ma in questo momento rappresenta una iattura e un ostacolo enorme al rinnovamento della classe politica e alla effettiva costituzione di un partito nuovo.

Certo, qua a Pistoia l’ingessamento è stato facilitato dal fatto che alle primarie i candidati  erano tutti espressione della nomenklatura, non erano  in grado di proporre o dire alcunché di concreto e rappresentavano di fatto semplicemente le correnti interne.

Forse una batosta alle elezioni amministrative (la prima dopo 60 anni) sarebbe l’unico modo per spazzar via una classe politica lontana anni luce dal proprio elettorato. (Non c’è altro modo, mi chiedo?)