E Walter lanciò il Facebook party

E così Veltroni ha provato anche a organizzare una festa dei suoi fan su Facebook. Una cosa perfettamente nel suo stile, a quanto pare: discoteca fighetta, musica e video in sottofondo, clima informale. E’ la prima volta, mi pare, che un politico italiano organizza un raduno reale dei suoi fan "virtuali". Fino ad oggi, del resto, gran parte della classe politica italiana è rimasta sostanzialmente al di fuori del web; e certamente quelli che hanno usato in modo opportuno quel tipo di canale sono… Uhm, forse solo Di Pietro?
Forse si sta muovendo qualcosa, specie attraverso l’uso delle reti social, ma ancora non si può dire se i canali web saranno usati dai politici soltanto come ulteriore vetrina di propaganda unidirezionale o se qualcuno saprà invece sfruttarne le peculiarità.

Certamente la festa organizzata dal leader del PD è un esperimento intelligente. Magari goffo, certamente troppo propagandistico (un incontro fine a sé stesso, senza un obbiettivo o una ragione che fosse anche il semplice "no al governo Berlusconi"); però è l’esperimento di una cosa nuova, appunto. E il risultato non dev’esser stato tanto diverso dal dopo-comizio del leader in una Festa de L’Unità.

Nondimeno le critiche dall’interno del web sono fiorite subito. Forse fatte più che altro di settarismo, dato che, al momento, non ho letto uno straccio di argomento per spiegare cosa ci sia di tanto scandaloso e/o ridicolo nella Festa feisbucchiana di Veltrons. (Per carità, non che non ce ne siano, di motivi per criticare quell’iniziativa. Però bisogna anche decidersi: non è che si può dare contro i politici perché non usano il web e poi criticare anche quelli che lo usano, inizialmente, "da politici"!)

La mia impressione è che Veltroni stia cercando un canale di comunicazione che non coincida con il partito e le sue strutture. Un po’ come fanno quei politici che aprono una loro fondazione (il riferimento a D’Alema non è casuale). Ma sicuramente la festa feisbucchiana nella zona Ostiense di Roma, in tal senso, non è stato più che un ballon d’essai.

Resta inteso, dal mio punto di vista, che il principale problema che ha Wally non è la mancanza di un canale di propaganda bensì di contenuti concreti, forti, credibili e adeguatamente sostenuti da tutto il suo partito.

7 commenti su “E Walter lanciò il Facebook party”

  1. Quello che intendo è che la Fondazione di D’Alema esiste da dieci anni e fa attività da dieci anni. Non so se siano esattamente le stesse (al di là di web tv ecc), non ho modo di saperlo.

    Quello che noto è che ora se ne parla e questo è rilevante in due sensi:

    1. in modo funzionale alle intenzioni politiche di D’Alema etc, quali che siano

    2. in modo funzionale alla narrazione mediatica (perché i giornalisti sanno benissimo dell’esistenza della Fondazione dall’inizio)

    Quello che intendo è che se detta Fondazione ha avuto un ruolo finora noi non lo sappiamo perché non se ne è parlato. Che ora se ne parli e le venga riconosciuto un ruolo è rilevante in entrambi i sensi di cui ai punti 1 e 2.

  2. antonella, vorresti dire che la fondazione italianieuropei ha da dieci anni lo stesso ruolo che ha iniziato ad avere da quando D’Alema ha lasciato ogni altra carica? essù, dài…

  3. Posso fare solo una piccola precisazione che non cambia la sostanza delle tue riflessioni?

    La Fondazione di D’Alema esiste da dieci anni.

    Che poi se ne sia iniziato a parlare ora insieme a tutto un fiorire di fondazioni nate o alla ribalta dal post-elezioni in poi…beh, è cmq degno di nota.

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