La Patria non esiste

Pare che gli italiani, a larga maggioranza, ci tengano a che l’Alitalia resti una compagnia aerea di proprietà italiana. Non so se sia vero (questi sondaggi, mica c’è da fidarsi!) ma certamente non ne capisco il senso.
Sarà che l’idea di "patria" e l’orgoglio nazionale, in generale, mi suonano ridicoli. Cose buffe prevenienti da una retorica lontana.
Beh, bisogna anche dire che ho fatto la scuola dell’obbligo in un’epoca in cui ancora si insegnava la Storia in termini di "buoni" e "cattivi", con particolare enfasi sul Risorgimento (ma anche su Roma antica). Inoltre, per tutti gli anni ’70, il patriottismo e il nazionalismo erano cose orribili e ridicole per chiunque – eccettuati i fessacchiotti nostalgici del MSI.

Ma, al di là delle eredità ideologiche, l’idea di "patria" intesa come nazione continua a sembrarmi un brutto retaggio ottocentesco, anche oggi che invece quella idea sembra essere tornata un valore largamente condiviso – forse come effetto della crisi di altri valori di riferimento, forse per la distanza temporale da quel regime fascista che del nazionalismo più becero fece uno dei suoi pilastri; o forse per effetto delle altrettanto becere istanze separatiste sorte nel nord Italia da una quindicina d’anni.
Eppure, a ben vedere, "l’amor di patria"(*) è una creazione della propaganda, niente di più. Un senso di appartenenza del tutto superficiale – infatti convive allegramente con l’egoismo più materiale e gretto. "Viva l’Italia e abbasso le tasse": è una contraddizione, eppure sono slogan di successo, politicamente vincenti e più o meno condivisi da quasi tutti i partiti. La superficialità del sentimento patriottico, del resto, è dimostrata proprio dal fatto che esso va bene finché è a costo zero; infatti l’àmbito ove più largamente lo si trova condiviso è quello del tifo sportivo.

Ma, da circa una ventina d’anni, progressivamente, quel "tifo" è tornato ad essere invocato anche dai politici (in modo più aperto e demagogico di quanto non fosse nei decenni precedenti, diciamo). Tant’è vero che, come dicevo, un propagandista insuperabile come Berlusconi ha pensato bene di usare questo argomento nella recente campagna elettorale, invocando l’italianità necessaria di Alitalia contro il "tradimento" della vendita allo straniero che il Governo opposto all’Unto di Arcore stava realizzando. Come un capo-ultras che grida contro la vendita di un campione da parte della proprietà della squadra per cui fa il tifo, l’attuale PresdelCons ha aizzato la tifoseria promettendo che, appena fosse stato lui il padrone della squadra, avrebbe scacciato gli invasori e trattenuto a vita il campione sotto il gagliardetto azzurro. E i tifosi-cittadini si sono schierati dalla sua parte, sotto l’effetto di quel sentimento superficiale e gretto e indifferenti alla realtà dei grigi conti dello Stato e del peso, sul denaro pubblico e sui servizi che esso deve pagare, di quell’operazione "patriottica" e propagandistica.

Bene, ora dovrei brevemente argomentare sulla differenza tra il concetto di "popolo" (e di "nazione") e quello di "patria nazionale", e su come il secondo sia appunto un artificio propagandistico mentre il/i primo/i non lo è/sono. Ma il post è già abbastanza lunghetto-pallosetto.

(*) Patria nazionale, chiaramente; ben diversamente stanno le cose con l’appartenenza alle varie comunità – nidificate e intersecate tra loro – in cui si svolge la vita quotidiana di ciascuno.

4 commenti su “La Patria non esiste”

  1. Qualche anno fa ho ritrovato delle lettere e cartoline scritte da un prozio, volontario al fronte nel 1915. Deliri patriottici, alla parola “guerra santa” (sic) mi è venuta la nausea. Ecco, il concetto di patria mi dà una leggera nausea pure quello..

    Per la cronaca, il prozio stianto’ su una mina dopo poche settimane, e ai bisnonni mandarono medaglia e tante belle parole. Fanculo.

    Neeta

  2. se questo nazionalismo fasullo e retorico fa presa lo si deve alla forza della propaganda che lo spinge, più che alla mancanza di idee alternative di comunità, IMO.

  3. Secondo me l’argomento merita un approfondimento, magari con un secondo post. Io penso che uno dei grandi errori della sinistra sia stato quello di lasciare alla destra il monopolio del concetto di patria, nazione o come lo si vuol definire. Il risultato è che da noi questa parola è associata ad una vuota retorica simil fascistoide (bandiera, onore ai caduti, primato dell’ “italianità” ecc.). Diverso sarebbe stato insistere sul concetto di comunità, di unione di persone che hanno una storia alle spalle ed un futuro da condividere su un territorio e su quello costruire una serie di regole che è bello, utile e virtuoso seguire. Invece ho l’impressione che a sinistra si sia insistito in un vago senso di internazionalismo (per altro mai compreso fino in fondo dalla base, basta entrare in una casa del popolo per rendersene conto) ed a destra retorica da ventennio..

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