Il seme dell’ozio

Ho approfittato delle feste per non occuparmi delle mie coltivazioni clandestine di ozio. Poca roba, una piccola serra in campagna con un centinaio di papaveri da ozio. Ho comprato i semi su internet. C’è voluto un mese per averli perché il mittente se l’è presa comoda.
È illegale, lo so, coltivare quella roba qui da noi; ma in fondo è per uso personale. Cioè, io non le fumo, le foglie dell’ozio (non ne ho bisogno); però ci tengo ad averne una piccola riserva.
Non si sa mai. Dicono di gente che è stata presa di colpo da forme acute di Voglia di lavorare e, ahimé, non ce l’ha fatta. Sono cose che possono uccidere.

Quindi meglio esser previdenti: faccio crescere le mie pianticelle, con calma; poi, se sopravvivono, le raccolglierò.
Ecco, la raccolta può essere pericolosa: occorre proteggere le mani e indossare una maschera con filtro antiparticelle. In caso contrario l’assorbimento involontario del principio attivo contenuto nelle foglie e nelle spore (l’Astato di Fermio, AtFm) può indurre l’incauto a svaccarsi lì nella serra ed a restarci fino alla morte per inedia (se non lo ritrovano prima).

In ogni caso, non so se le graziose pianticelle color verde relax giungeranno a maturazione: averne cura mi fa fatica. Ma d’altro canto mostrare zelo e dinamismo attorno ai germogli ancora teneri di papavero da ozio può uccidere quelle piante delicate.

C’è gente che, invece di coltivarsi le proprie piante (attività invisa a tutti i fumatori di ozio), le va a cercare nei paesi dove crescono spontaneamente, cioè nelle zone tropicali e nelle riviere temperate. Il papavero da ozio selvatico (assai più potente di quello coltivato) lo si trova cercando le piante attorno alle quali esso nasce naturalmente. Se vuoi trovare l’ozio, cerca nei luoghi ove alligna la Sediasdraio, per esempio; oppure guarda bene nei cespugli di Tavolino-di-BarSport. (Un’associazione certa tra la crema abbronzante e il papavero da ozio non è stata dimostrata scientificamente; è invece una leggenda metropolitana che la pianticella proliferi nei giardinetti attorno agli uffici pubblici.)

Il consumo di ozio è attestato fin dall’antichità. Ne parlano l’Odissea (IX, 82-102, i Lotofagi), l’Antico Testamento (Genesi, 2,8ss) e, indirettamente, Diogene di Sinope.
Altrettanto antica è la guerra pregiudiziale condotta contro i fumatori d’ozio. Essa ha avuto tuttavia un’accelerazione a partire dalla Rivoluzione industriale, un picco con l’istituzione del corpo degli Stakanovisti e un’ulteriore inasprimento con l’invenzione della Ginnastica Aerobica negli anni ’80 del XX secolo.
Nonostante queste terribili crudeltà, il consumo di papavero da ozio è tuttavia sopravvissuto e pare improbabile che esso venga sconfitto (impossibile, per esempio, usare i cani antidroga per contrastare il traffico di ozio: le nobili creature hanno infatti nel fiuto la loro forza ma anche il loro punto debole quando si tratta di snidare i pacchetti di ozio).

Una storia del papavero da ozio non è ancora stata scritta. Nessuno se n’è fatto carico. Anche in questo post si potrebbe dire molto altro in proposito; ma invece no. Superfluo, credo, spiegarne il perché.

5 commenti su “Il seme dell’ozio”

  1. l’ozieide, oddio, mi farebbe fatica pure leggerla, pensa scriverla!

    qua attorno, piantine? boh. io non ho il balcone, non assumo droghe e non ho mai fumato neanche una canna. ecco.

    l’ozio si può comprare, certo, ma bisogna esserci portati.

  2. potresti scrivere tu, L’OZIEIDE, no Paolì??? mi sembri ferrato sull’argomento ma se vuoi dissertare sull’ars divanandi chiedi pure:)********

    ps: sicuro fossero semi d’ozio? Cioè, dello zio?:))))

I commenti sono chiusi.