Contrordine compagni: SecondLife è una cagata pazzesca

Dopo numerosi articoli e articoloni a supporto di Second Life (l’ultimo pochi giorni fa), dopo tanti reportage strillonanti le meraviglie del mondo virtuale e del suo giro di Linden-affari, infine, nella penuria di notizie della settimana di Ferragosto, qualcuno della redazione di Repubblica ha avuto l’agnizione ed ha pubblicato l’epifania (in prima pagina oggi): Second Life è un bluff. Anzi: una roba da cineforum aziendale fantozziano.
A dire il vero pare che la rivelazione sia giunta ai baldi giovanotti scalfariani da un’inchiesta pubblicata su Wired. Da soli, diversamente da quasi tutti gli altri utenti, non se n’erano accorti. Pare.
A pensar male viene piuttosto il dubbio che gli articoli entusiasti fossero un’operazione di marketing. Un lancio in grande stile che, dopo 8 mesi, si è rivelato un flop. E allora, inversione a U. "Ci siamo sbagliati." SL è una "bolla creata dai media".
Maddai! Davvero?! Di’ "giuro"!

Diritto di replica

Google News sta sperimentando la possibilità di mettere commenti agli articoli delle news. Però i commenti può farli solo chi è citato nell’articolo. Poi Google verifica che il commento sia autentico, cioè venga proprio da quel tizio lì, e lo mette sotto l’articolo. Potrebbe essere una cosa notevole. Da sempre (si fa per dire) esiste il diritto di replica, sui giornali cartacei, e anche il diritto di rettifica garantito per legge. Ma ovviamente le repliche e le rettifiche vanno a finire sull’edizione successiva, in un trafilettino sperduto; e questo fa una bella differenza rispetto alla possibilità per Tizio, accusato di essere blabla, di mettere il suo commento sotto l’articolo – seppure solo attraverso Google News e non nella pagina web del giornale che ha pubblicato l’articolo.

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Acqua calda a tot ottani

Improvvisa, inattesa, destabilizzante e angosciante, la notizia choc fu data nel mezzo del sopore agostano: LE COMPAGNIE PETROLIFERE FANNO CARTELLO, sono un oligopolio, fanno le furbe; ce stanno a cojona’.

Il ministro Bersani ha fatto la rivelazione che nessuno si aspettava (e ciascuno, avendola ricevuta, ha esclamato "Non me l’aspettavo!"). Il noto comico Pasquale De Vita, còlto impreparato, è ricorso ad una delle sue gag di repertorio, con le quali da anni fa ridere tutto il mondo.

L’Italia possiede…?

Come nascono le leggende metropolitane? Anzi: come nascono le confusioni metropolitane?
Ecco alcuni estratti da vari siti, contenenti un dato che sicuramente vi suonerà familiare:

"…secondo l’UNESCO l’Italia possiede più del 50 per cento del patrimonio storico-artistico mondiale…"
"…Oggi Italia possiede il 60% del patrimonio artistico mondiale!…"
"…L’Italia possiede i due terzi del patrimonio storico artistico mondiale…"
"…L’Italia possiede circa la metà del patrimonio artistico-archeologico mondiale."
"…L’italia possiede il 70% del patrimonio artistico,culturale e naturale del intero pianeta…"
"…L’Italia possiede il 65% del patrimonio artistico mondiale…"
"…Secondo l’Unesco, riporta l’Eurispes, l’Italia possiede il 60- 70% dei beni mondiali…"
"…l’Italia possiede il 70% delle ricchezze mondiali…"
"… L’italia possiede da sola oltre il 50% del patrimonio artistico mondiale…"
"…L’Italia possiede la metà del patrimonio artistico mondiale…"
"…In Italia è presente circa il 40% del patrimonio artistico mondiale…"
"…In Italia è presente circa 1/3 del patrimonio artistico di tutto il mondo…"
"…i beni culturali e l’arte in genere (di cui solo L’italia ne possiede circa l’ 80% del patrimonio mondiale)…"
"…l’Italia possiede da sola il 70 per cento del patrimonio artistico e monumentale dell’intero pianeta…"
"…l’Italia possiede il 60 per cento delle ricchezze di tutto il mondo…"
E infine: Francesco Rutelli: "…L’Italia possiede l’80 per cento dei beni culturali del pianeta."

Ma si potrebbe continuare a piacere, raccogliendo le cifre più svariate. Del resto si tratta appunto di un dato che l’orgoglio e il superficialismo patrio riproduce ogni volta che può, svariando nelle percentuali come è nella tradizione della trasmissione orale (oggi trasferitasi  con grande agio nella comunicazione internettiana).

Il dato, qualunque sia la percentuale tra quelle citate, è comunque evidentemente falso. Ma la cosa curiosa – la cosa che mi chiedo – è che non ne ho trovata l’origine; il ballista n°0; il geniale editor che lanciò questo ammaliante slogan (e magari le fonti con cui argomentò questo fumo-negli-occhi).

Di fatto in Italia manca ancora sia una stima che – soprattutto – un inventario generale dei beni artistici. Federico Zeri spese le ultime forze gridando l’urgenza di realizzarlo prima che la spoliazione dei mercanti approfittasse della caduta delle frontiere in Europa. Provò a iniziarlo il ministro Ronchey (Governo Amato, 1992-94) ma la cosa finì prima di iniziare, assieme a quel Governo di "interim tangentopoliano".