Evangelisti e la letteratura di genere

Su "Tuttolibri" di ieri Andrea Cortellessa ridicolizza Valerio Evangelisti recensendo – ovvero distruggendo – "Distruggere Alphaville", l’ultima raccolta di saggi del babbo di Eymerich l’Inquisitore. A ben vedere Evangelisti si ridicolizza da solo, come càpita facilmente a chi ricorre a toni e argomentazioni proclamatorie e assolutiste per sostenere le proprie tesi.
Come riferisce Cortellessa, infatti, Evangelisti comunica (da un immaginario balcone?) al popolo dei suoi seguaci che "la narrativa di genere, in Italia, ha vinto e stravinto", stilando poi un olimpo degli scrittori "divini" formato, nell’ordine, da Dante, Lovecraft, Salgari, Moresco, Genna (sesto tra cotanto senno, si presume, Evangelisti).

Ma la pratica di riportare bravi citazioni per ridicolizzare un testo, anche quando è fatta onestamente, è inadeguata alla brevità di un articolo di giornale o di un post su un blog. E comunque, sul tema, rimando all’articolo di Cortellessa, che sottoscrivo in pieno.

Ciò che volevo notare invece è come questo saggio di Evangelisti si aggiunga al martellamento "propagandistico" che annuncia da anni, con toni ora guerriglieri, ora entusiastici, l’emancipazione della narrativa di genere, ovile dei geni incompresi dei nostri giorni, nei confronti della letteratura "alta" e delle sue imparruccate baronie.
Ora, è ben evidente che si tratta di rivendicazioni di valore che non sono campate in aria; nel senso che è cosa buona e giusta riconoscere il valore letterario di un’opera di narrativa, quando questo valore c’è, senza far pregiudizi sul genere letterario in cui la si potrebbe inquadrare. Pare pacifico, no? Ed è altrettanto evidente che fino a pochi decenni fa la critica avrebbe invece applicato tali pregiudizi senza alcun dubbio. Ed avrebbe (ha) sbagliato, dato che, per esempio, in "Urania" o nei "Gialli Mondadori" sono usciti romanzi di grande valore (assieme a tanta roba "da ombrellone").

Ma Evangelisti, e moltissimi con lui (specie sul web), non si accontenta di questo. Teorizza – e dichiara attuato – il primato della letteratura di genere come valore assoluto, come vitalità, capacità di leggere il proprio tempo, comunicativa e anche vendite. Proclamerebbe, forse, che Stephen King è il Céline di oggi e sarà il Balzac di domani.
Ma queste sono frottole (a parte il discorso sulle vendite, ok).
Anzi, peggio: sono di quelle cose che si ripetono continuamente con tono risoluto e gaia sicumera al fine di farle diventare vere. ("Tecnica Berlusconi", ma non ereditata da lui.)

Ma chi legge guarda a ciò che la lettura gli dà e gli lascia, non ai proclami. E per quanto forte si gridi il contrario, tra King e DeLillo, tra WuMing e Franchini, tra Evangelisti e Lodoli onestamente non c’è proprio paragone.

C’era una volta il telefono spiato

Correva l’anno 1973, l’Italia era (ancora per poco) vicecampione del mondo di calcio, la Telecom si chiamava Società Italiana Per e i servizi segreti italiani mettevano le bombe. A marzo scoppiò lo scandalo delle intercettazioni telefoniche illegali: i servizi segreti del SID tenevano sotto controllo i telefoni di Andreotti, Berlinguer, della Corte Costituzionale e di decine di altri esponenti politici e istituzioni. L’inchiesta, portata avanti dal giudice Infelisi, fu insabbiata dal suo capo, il piduista giudice Spagnuolo. Mi ricordo le vignette di Chiappori e Fortebraccio sulle azioni illegali – a favore dell’estrema destra – del Sid e del Sifar. All’epoca le sbobinature delle telefonate non finivano sui giornali (anzi, in genere sparivano anche dagli uffici dei magistrati), quindi bisognava fidarsi di ciò che dicevano gli uffici Stampa e Propaganda dei vari partiti parlamentari e non.

I giudici di Potenza, che stanno indagando anche su vari politici, dicono oggi che alla fine, a loro,  la "faranno pagare".
Quel periodo della prima metà anni Settanta era assai più fosco e pesante di quello attuale; infatti il giudice Infelisi subì vari "furti" e irruzioni, oltre ad un attentato fallito tramite bomba. Poi gli fu tolto l’incarico.

(Avevo un amico che, con un ricevitore radio non so di che tipo, ascoltava le telefonate dei cellulari della zona; così, random, vediamo cosa si becca stasera. Ma era una noia mortale; mica come le intercettazioni morboso-sociologiche del giudice in pensione interpretato da Trintignant in "Film rosso"…)

Questa webcam funziona un po’ quando le pare…

…E anche come le pare. Sembra che non riesca a reggere la luce dall’esterno, mah.
Vabè, intanto ho ingrandito la finestra sul web.


Certo, è un peccato che proprio quando uno ha rifatto il template e ci ha tutto l’arredamento nuovo e le pareti tinteggiate di fresco, proprio allora non riesca più a loggarmi su BlogAggregator e far sapere siffatta novella al blogmondo intiero… Granieri nummi risponde, boh… Qualcuno ha suggerimenti per capire come mai il passaggio da Win2k e WinXP abbia reso impossibile l’accesso all’aggregatore?

Tutti i libri (tradotti) del mondo

negli ultimi 27 anni

L’UNESCO ha un bel sitarello (!) di consultazione che elabora statistiche sui titoli di libri da loro archiviati dal 1979 ad oggi – circa 1 milione e mezzo di titoli.
Alcune delle statistiche già pronte:
Evolution of translations in a given country
Publishers for a given country
Evolution of publishers for a given country
Evolution in time for each target language
Evolution in time for each orginal language
"TOP 50" Authors
"TOP 50" Countries
"TOP 50" Target languages
"TOP 50" Original languages
"TOP 10" Authors translated in a given country
"TOP 10" Authors translated for a given original language
"TOP 10" Publishers publishing translations in a given country
"TOP 10" Countries publishing translations from a given original language
"TOP 10" Countries publishing translations to a given target language
"TOP 10" Languages translated to a given target language
"TOP 10" Languages translated in a given country

…Da cui si apprende che la lingua di origine con più traduzioni è (pensa un po’) l’inglese, con 877225 titoli, seguita dal francese con 164731 (bel distacco, no?). Però la lingua di destinazione al primo posto è il tedesco, seguito dallo spagnolo e dal francese.
Tra i 10 autori più tradotti (in italiano, ma ci sono i dati per tutte le lingue) nessun vivente: Shakespeare, Simenon, Sant’Agostino etc. Mentre tra i 10 autori italiani più tradotti (dal 1979, ricordo), il primo è Umberto Eco (gli altri, tutti defunti tranne Carlo Maria Martini che però suppongo sia presente non con opere individuali).
Tutto ciò nella categoria "Non lo sapevate? Sapevatelo!"